Bivacchi, erbacce e rifiuti, il porto traianeo è una discarica: il Waterfront nel degrado sogna il restyling

Il porto traianeo è nel degrado
ANCONA - Le luci del futuro Waterfront sbiadiscono di fronte alle scene di degrado che si spalancano agli occhi dei visitatori. Bottiglie di birra e immondizia a terra, resti di...

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ANCONA - Le luci del futuro Waterfront sbiadiscono di fronte alle scene di degrado che si spalancano agli occhi dei visitatori. Bottiglie di birra e immondizia a terra, resti di bivacchi, edifici fatiscenti e l’erba alta così rendono quantomai urgente il progetto di riqualificazione da 2,2 milioni di euro che il Comune ha in serbo da anni e che finalmente sembra arrivato ad un punto di svolta.

 

La progettazione del percorso archeologico da Palazzo degli Anziani fino alla Casa del Capitano, inserito nel programma di finanziamento di Iti Waterfront, spazzerà via - almeno si spera - quel pesantissimo senso di abbandono che incombe su un sito di inestimabile valore. 


Un esempio per tutti: chi visita l’Arco di Traiano e poi torna indietro verso la città, s’imbatte in un cartello che segnala la chiusura della passerella che sovrasta le rovine dell’antico porto traianeo e invita ad uscire direttamente dal porto. Qualcuno deve averlo dimenticato lì sin da quando la passerella che da piazza Dante conduce alla Fincantieri era stata sottoposta a un’opera di manutenzione, dopo i danni provocati da baby vandali che, nel giugno scorso, si sono messi a saltare sulle assi di legno di questo ponte sospeso, finendo per spaccarle. Fosse solo questo il problema, saremmo a cavallo. Il guaio è un altro: l’intero sito archeologico versa in uno stato di trascuratezza vergognoso.

Peggior biglietto da visita non potrebbe esserci per i tanti turisti che, anche ieri, attratti dalla domenica soleggiata, tentavano di apprezzare i resti dell’antico porto romano, nascosti dalla vegetazione incolta, ma anche dai pannelli di plexiglas e dai tubi innocenti arrugginiti, il cui smontaggio, cominciato l’estate scorsa e finanziato per 90mila euro dalla Soprintendenza, doveva concludersi a gennaio, eppure non è ancora terminato. Tant’è che dal cartello che illustra i lavori all’ingresso del sito - appoggiato su transenne abbattute dal vento o chissà da chi - è stato cancellato l’anno in cui si concluderà l’opera, propedeutica all’avvio dell’Iti Waterfront 3.0. 


Il degrado è ovunque. In un cartello stradale gettato sotto la passerella in legno, nelle bottiglie di birra appoggiate su un piedistallo con vista mare, nei ferri che spuntano dall’Istituto Nautico, ancora frequentato dai ragazzi del triennio - 6 classi - per la presenza dei laboratori, ma anche dagli uffici amministrativi del Centro provinciale istruzione adulti (Cpia) di Ancona. Anche i cornicioni delle officine del Nautico sono decadenti, dopo un’attività di picchettamento del cemento ammalorato. Il manufatto che si trova sotto l’istituto superiore, una delle testimonianze dell’epoca romana, è circondato da transenne perché a rischio crollo, come dimostrano i mattoni che si sono staccati dalla base in muratura.

Eppure c’è chi le scavalca per bivaccare all’ombra dell’arco: lo si deduce dalle bottiglie di birra lasciate a terra, fra i detriti. Vergognoso è lo spettacolo che si presenta a chi malauguratamente dovesse addentrarsi nel parcheggio ai piedi delle scalinate antincendio del Nautico: è diventato un albergo a zero stelle occupato da homeless che qui si sono accampati, a giudicare dalla presenza di cartoni, coperte, scarpe, vestiti, avanzi di cibo. C’è pure una bottiglia di vino tenuta in fresco in un secchio, colmo d’acqua piovana. Per non parlare della discarica a cielo aperto in cui sono stati trasformati i parcheggi sotterranei dello stesso Nautico: c’è di tutto, accanto alle fondamenta. Pennellate horror sull’affresco di degrado che domina il porto traianeo, un gioiello per troppo tempo dimenticato. 

 

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Corriere Adriatico