Da 300 case luxury al nulla, lo scempio dell'ex Umberto I: degrado totale nel vecchio ospedale civico

ANCONA - Da un lato, i padiglioni del poliambulatorio e della residenza protetta che si affacciano su largo Cappelli e si avviano verso il taglio del nastro, imprevisti...

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ANCONA - Da un lato, i padiglioni del poliambulatorio e della residenza protetta che si affacciano su largo Cappelli e si avviano verso il taglio del nastro, imprevisti permettendo. Alle loro spalle, lo scempio dell’incompiuta, un vuoto grigio di quattro ettari e mezzo dove sarebbero dovuti sorgere 300 appartamenti luxury con vista panoramica, rimasti intrappolati nelle carte di un progetto da 72 milioni di euro abortito nel novembre 2019 con il fallimento della Santarelli Costruzioni.

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Il cantiere dell’ex Umberto I lasciato a metà sembra il set di un film dell’orrore: la vegetazione incolta, pur rigogliosa, non riesce a nascondere l’obbrobrio delle pareti scrostate, dei calcinacci e dei muri forati che lasciano intravedere gli interni devastati, come se una bomba fosse caduta su ciò che resta del vecchio ospedale cittadino. 
Il crac della Saco, oltre a 150mila mc di degrado, ha lasciato anche un mucchio di interrogativi. Primo: che fine farà il maxi progetto edilizio? Secondo: il Comune riuscirà mai ad incassare la fideiussione da 5 milioni e mezzo legata alla convenzione del 2008 a garanzia delle opere di urbanizzazione? Terzo: quale sarà il futuro del parcheggio Umberto I, concesso sin dal 2010 in comodato d’uso dall’impresa Santarelli al Comune?

«Riguardo all’escussione della fideiussione, che abbiamo richiesto, i periti dell’assicurazione ci hanno chiesto tempo per fare delle valutazioni», spiega il vicesindaco Pierpaolo Sediari che  segue da vicino la vicenda dell’ex Umberto I. Quanto ai tre piani del parcheggio coperto, il rebus non è stato ancora risolto: «Sarà oggetto di una futura valutazione del Ctu - precisa Sediari - nell’ambito della procedura fallimentare». Ci vorrebbe una sfera di cristallo, piuttosto, per scrutare il futuro dell’intero cantiere, stoppato definitivamente nel novembre 2019 con il fallimento della Saco.

«Da parte nostra ci impegneremo a riscuotere la fideiussione, ma il Comune non ha certo la forza di portare a termine l’opera - dice Sediari -. La speranza è che costruttori privati siano interessati ad intervenire su quest’area per cercare di definire perlomeno la parte delle abitazioni terminate. Dispiace perché originariamente il progetto era molto interessante, tant’è che si scatenò un’asta agguerrita per l’aggiudicazione del cantiere. Rivolgo un appello a tutti i privati affinché manifestino interesse per il recupero del progetto: da parte del Comune, massima disponibilità». 

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Corriere Adriatico