Ancona, l’incubo dell’ex Lancisi: fine pena mai, 20 anni di nulla. Nuovo bando per la quarta asta (con prezzo sceso a 1,8 milioni)

Ancona, l’incubo dell’ex Lancisi: fine pena mai, 20 anni di nulla. Nuovo bando per la quarta asta (con prezzo sceso a 1,8 milioni)
ANCONA - Vent’anni di degrado, di vuoto che lo alimenta. Per strappare l’ex Lancisi al suo destino di struttura-fantasma non sono state sufficienti tre aste,...

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ANCONA - Vent’anni di degrado, di vuoto che lo alimenta. Per strappare l’ex Lancisi al suo destino di struttura-fantasma non sono state sufficienti tre aste, andate tutte deserte. Si ritenta. Un nuovo bando uscirà entro la fine del mese, il quarto, con una base di partenza di 1,85 milioni di euro che fanno dimenticare i 2,7 del primo tentativo. In terza battuta si scivolò a 2,35 milioni. Ancora giù, in un procedere al ribasso, determinato dalla mossa targata Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche, proprietaria dell’immobile: sull’ennesimo fallimento, i suoi vertici avevano richiesto all’Agenzia del Territorio di rivedere la stima di quell’ex cittadella sanitaria di via Baccarani, che un tempo ospitava il cardiologico. L’ultima relazione risaliva a tre anni prima, aveva perso la sua efficacia giuridica.

 

Il percorso

Vendere, innanzitutto. L’obiettivo di resettarne il valore era di adeguare la quotazione di quel bene agli attuali prezzi di mercato. Il punto di mira era imprescindibile. Persino il sindaco di Ancona Daniele Silvetti, durante la campagna elettorale della scorsa primavera, aveva alzato la posta per riempire di senso quel buco nero: uno studentato all’interno di quegli spazi. A settembre si sarebbe dovuta bandire l’asta numero quattro. Lungo quel percorso, che pare una strada senza uscita, tuttavia s’insinuò un nuovo niente di fatto. Per chiudere la pratica mancavano alcuni passaggi burocratici, tra cui l’invio da parte del Comune di Ancona del certificato di destinazione urbanistica aggiornato. Un documento che non avrebbe aggiunto alcunché, poiché per cambiare rotta, ovvero destinazione d’uso, sarebbe servita una variante al piano regolatore. I tempi dilatati sarebbero stati una condizione inevitabile, il che ha generato la decisione di procedere senza intaccare il vecchio assetto.

Il nodo

La ferita aperta, da vent’anni, nel quartiere dorico di Borgo Rodi rimanda ai 6.500 metri quadrati dell’ex cardiologico. Una lacerazione mai rimarginata nonostante non pesassero più i limiti della destinazione urbanistica. Per ridare vigore a quell’area logorata, nel 2014 era stato implementato l’elenco delle possibilità: abitazioni, uso commerciale, studi privati, sedi istituzionali e amministrative, attrezzature socio-sanitarie o culturali. Non erano esclusi parcheggi, commercio al dettaglio, scuole dell’obbligo e strutture religiose. Un’inezia. Quella variante non era stata sufficiente a far superare lo stallo che iniziò nel 2003, quando il vecchio cardiologico lasciò il quartiere per riorganizzarsi a Torrette. Ora si rilancia, ma senza contemplare l'ipotesi d’un supermercato o d’un centro commerciale che avrebbe potuto alzare quotazioni e appeal dell’affare. E cancellare vent’anni di degrado, di vuoto che lo alimenta.

 

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Corriere Adriatico