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ANCONA Niente sconti, confermati i 3 anni di reclusione. La Corte d’Appello ha decretato ieri pomeriggio la condanna bis per Massimiliano Mecozzi, il medico pesarese finito a processo per la morte di Francesco Bonifazi, il bimbo di Cagli deceduto al Salesi il 27 maggio 2017 (dopo 3 giorni di coma) per le conseguenze di un’otite bilaterale curata con rimedi omeopatici. Aveva 7 anni. I giudici di secondo grado hanno confermato in toto la sentenza emessa dal giudice Francesca Pizii nel novembre del 2022. Mecozzi doveva rispondere di omicidio colposo.
La reazione
Quando il dispositivo è stato letto dalla Corte, il nonno materno del piccolo, Maurizio Olivieri, si è sciolto nella commozione. Occhi lucidi e un pensiero, inevitabile, al piccolo che non c’è più. «Finalmente mio nipote può riposare in pace - ha detto al termine del processo -.
A strappare via la vita di Francesco era stata un’otite bilaterale degenerata in encefalite. Stando all’accusa, l’otite non sarebbe stata curata con gli antibiotici ma con rimedi naturali indicati dal medico a cui si rivolgeva abitualmente la famiglia del piccolo. Si era ammalato tra il 7 e l’8 maggio 2017, con febbre e perdita di liquido da un orecchio. Quando era arrivato al pronto soccorso del Salesi, con l’elicottero partito dall’ospedale di Urbino, il piccolo era già in condizioni irreversibili. In primo grado avevano sfilato in aula vari testimoni, tra cui il papà di Francesco, Marco.
«Perché non ci siamo rivolti ad altri medici? Avevamo ormai fiducia in Mecozzi. Cosa diceva su antibiotici e antipiretici? Che se Francesco li avesse assunti sarebbe potuto incorrere nella sordità o nel coma epatico e, dunque, arrivare alla morte» aveva detto in aula. La sera del trasferimento al Salesi, prima della chiamata al 118, Francesco non rispondeva già più agli stimoli. «Mecozzi - ancora il papà del bimbo - ci disse che dovevamo lasciarlo dormire». Anche i genitori del piccolo sono stati processati e condannati (ormai in via definitiva) per omicidio colposo: 3 mesi di reclusione, pena sospesa.
Tra le parti civili costituite, anche l’Unione Nazionale Consumatori, con l’avvocato Corrado Canafoglia: «La sentenza è il riconoscimento di un principio: di fronte alla malattia bisogna ricorrere alla medicina tradizionale». Il nonno materno era parte civile con l’avvocato Federica Mancinelli: «Per la famiglia è una giornata importante, perché anche la Corte d’Appello ha riconosciuto la verità e la responsabilità del dottor Mecozzi, che ha allontanato i familiari di Francesco dalla medicina tradizionale». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico