Ponte killer, una catena di errori L’azzardo dell’autostrada aperta

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ANCONA - Forse c’è più di un errore nella filiera dei lavori sul ponte killer. Forse non solo qualcosa non è andato nella fase esecutiva, ma per esempio potrebbe nascondersi anche nelle pieghe della progettazione un pezzo della causa dello scivolamento del cavalcavia che dopo un accenno di rotazione si è abbattuto sul Suv in corsa dei coniugi di Spinetoli Emidio e Antonella Dioemde che avevano un appuntamento con la morte piombata giù dal cielo dell’A14.


E forse non era il caso che durante l’intervento di manutenzione per l’allargamento della terza corsia auto e tir sfrecciassero sotto il viadotto che doveva essere alzato e che si è staccato di netto precipitando sull’asfalto come un lego di centinaia di tonnellate di calcestruzzo. La Procura, e gli investigatori della Polizia Stradale a cui ha delegato le indagini, cercano elementi di specificità del ponte 167 nel tratto tra le uscite di Loreto-Porto Recanati e Ancona Sud. Gli inquirenti devono verificare se lo stato del cavalcavia consigliasse di effettuare l’opera di adeguamento bloccando il traffico autostradale, magari di notte, realizzarla cioè più in sicurezza e con maggiori cautele rispetto agli altri dieci ponti del lotto 6 che erano stati sollevati senza problemi.

C’era anche solo l’ombra di un sospetto che la situazione di quel cavalcavia fosse più a rischio e fosse un pericolo adottare la procedura standard con la quale in precedenza era filato tutto liscio con l’autostrada aperta? E nessuno si è accorto? E chi avrebbe dovuto lanciare l’Sos? Domande a cui si potrà dare una risposta quando sulla scrivania del pm Irene Bilotta arriverà l’esito della consulenza affidata all’ingegner Luigino Dezi, che potrebbe concludere i gli accertamenti peritali anche prima dei sessanta giorni concessi dal magistrato. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico