Partenza sprint al palaPrometeo, primo giorno con tanti elogi: «Vaccinazione rapida, fortuna quei display»

Primo giorno di vaccini al palaPrometeo
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ANCONA  - Più curiosità che impazienza. Alle sette e un quarto s’è già formata la fila per aprire l’era PalaPrometeo. Fuori dalla mega struttura sportiva, che si allarga sulla Cameranense, sono in quindici ad anticipare il fischio d’inizio. Dentro il Palas, convertito in una manciata di giorni in area d’elezione per la vaccinazione di massa, volontari della protezione civile, medici e infermieri ripassano il nuovo copione ad appena dodici ore dalla chiusura del Paolinelli, alla Baraccola, dopo tre mesi e 65mila dosi. 

 


Alle otto in punto l’ingranaggio comincia a girare. Prova della temperatura all’entrata, il primo step di controllo sui moduli, accettazione, con uno sguardo più attento al formulario, e l’assegnazione del numero. Finita la liturgia dell’accoglienza, affidata al popolo dei volontari, si aspetta seduti di passare in segreteria, per la registrazione, e per entrare nel vivo della campagna anti-Covid: medico, somministrazione e attesa post-vaccino. Alle 9 e 30 scende in campo Stefano Foresi. 


Entusiasmo misto a passione, l’assessore dorico alla Sicurezza osserva compiaciuto le sei linee su dodici che garantiscono l’esordio. «Domani (oggi, ndr) - si affretta a dire - saranno tutte in funzione». A cadenza regolare, ogni tre quarti d’ora, una voce che esce da un’altoparlante scandisce le istruzioni per l’uso. Due grandi display si fronteggiano con le info, illuminando quell’aula, in altri tempi dedicata alle competizioni. Sotto la scritta “Locali”, è illuminato di giallo il numero assegnato a ognuno; al rosso dei “Falli-set” corrispondono le cinque segreterie. L’invito per tutti è a incrociare i due dati. Alle 12 e 56 sono 210 le somministrazioni andate a segno, sulle 400 prenotazioni previste per la partenza dolce, per rodare la macchina. Oggi saranno già 1.200, con l’ambizione di arrivare a 1.500. 


È accomodato su una delle sedie che precedono l’uscita. Luigi Loccioni, classe 1955, consigliere nazionale dell’Unione italiana tiro a segno, nominato Cavaliere dal Presidente Mattarella, è alla sua seconda dose di Pfizer. «Sono organizzati benissimo, qui come al Paolinelli. L’attesa è stata minima». Nessun dolore. «Personalmente non ho sentito nulla. Il luogo è silenzioso, neppure un segno d’insofferenza». Arrivato alle 10 e 50, prima di mezzogiorno è già fuori. «Utilissimi quei display: le postazioni sono tante, aiutano a regolare gli spostamenti. Poi il personale della Protezione civile ogni tanto ne ricorda il funzionamento. Sì, tutto benissimo». 


Anche per Maria Ambrogini, over 60, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Ferraris di Falconara, vale il missione compiuta. «Sono alla seconda dose di Pfizer». Nulla da eccepire. «Qui la temperatura è più gradevole, non è caldo come al Paolinelli. È tutto molto ben organizzato. Sono subito stata accolta, non ho dovuto neppure guardare il display, che tuttavia è utilissimo». Con lo sguardo cerca di contare le postazioni. «Sono tante e senza quei maxi-schermi sarebbe difficile chiamare i numeri. Con le mascherine che non permettono neppure di affidarsi al labiale, poi, sarebbe ancora più complicato». Mezz’ora ed è già pronta a uscire. L’ultimo sguardo al grande spazio del Palas, giusto il tempo per un appello. «Vaccinatevi. Noi a scuola tutti i giorni rischiamo». Siamo nell’era del PalaPrometeo. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico