Primari, impiegati e professori: tutte le tessere da incastrare nel mosaico dei vaccini fasulli. Caccia ad altri intermediari e clienti dell’infermiere che vendeva Green pass

ANCONA -  Ci sono ancora tante figure da collocare nello scenario del sistema-Luchetti, il falsario dei vaccini. La Procura a cavallo di fine anno ha deciso di rompere gli...

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ANCONA -  Ci sono ancora tante figure da collocare nello scenario del sistema-Luchetti, il falsario dei vaccini. La Procura a cavallo di fine anno ha deciso di rompere gli indugi per non far circolare troppi Green pass falsi. Del resto le micro-telecamere piazzate dalla polizia al centro Paolinelli e le registrazioni dell’odontoiatra Carlo Miglietta, che aveva finto di stare al gioco dell’infermiere, avevano raccolto materiale più che sufficiente per far scattare gli arresti. 

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Ma lo stesso pubblico ministero Di Cuonzo, nella richiesta di misure cautelari, premette che il quadro probatorio «è suscettibile di approfondimento e implementazione tramite l’acquisizione di ulteriori elementi di prova». Siamo alla fase-2 dell’inchiesta “Euro Green Pass” condotta dalla Squadra mobile, che dopo aver incassato il plauso del ministero degli Interni Luciana Lamorgese continua a indagare sottotraccia, cercando di illuminare tutti gli angoli ancora oscuri della condotta dell’infermiere, dei suoi complici intermediari e di una platea di clienti No Vax che sembra essere molto più vasta dei 60 casi già accertati, tra cui anche diversi impiegati pubblici. Saranno utili anche gli accertamenti dell’analista forense Luca Russo, incaricato dalla Procura di esplorare il traffico dei telefonini e le memorie dei pc sequestrati.


Molti spunti vengono dalle intercettazioni e dalle conversazioni registrate da Miglietta. E ci sarà da capire dove Luchetti si spingeva con le sue vanterie e dove invece diceva il vero. Ad esempio quando, a una domanda dell’odontoiatra su chi gli avesse indirizzato un dermatologo la cui moglie era terrorizzata dai vaccini, l’infermiere Luchetti parla di un primario andato in pensione, «ma che mantiene i suoi giri». «Perché il primario giustamente non si sbilancia, ha detto “senti a lui, tanto è lui che si occupa di queste cose”», spiega Luchetti. E in un’altra circostanza l’infermiere, iscritto a un corso universitario, parla di uno sconto - 100 euro invece di 300 a testa - fatto a una coppia di Taranto sperando di ingraziarsi un docente. «So’ amici di un mio professore, amici de Osteopatia. Io ce posso rimette anche 200 euro. Però questa gente dopo me darà una mano sugli esami», confida l’infermiere e adesso i detective dalla Mobile dovranno accertare se si trattava solo di millanterie.


L’infermiere falconarese, 50 anni, meditava di alzare la posta. Non solo aumentando il prezzo delle tangenti per i finti vaccini («in Austria chiedevano mille euro...»), ma anche allargando il giro dei intermediari, puntando su clienti facoltosi («mica bancarellari...»). E allora la Mobile indaga anche sui contatti che l’infermiere racconta di avere già in corso. «Poi ho smosso quell’altra rumena, che ci ha quell’altro di Perugia, altra gente de Perugia e poi c’è un altro di Bologna...». L’altro snodo dell’inchiesta riguarda la durata del sistema-Luchetti, per capire da quando ha iniziato a spruzzare vaccini nei cestini dei rifiuti. Lo stesso infermiere a inizio dicembre, dopo essere stato scoperto a simulare le iniezioni, confida al dottor Miglietta che già da un po’ lucrava sulle smanie dei No Vax di fare la stessa vita di prima: «No, non siamo partiti adesso, in questo discorso qui...». Qualcosa c’è da far quadrare anche nei conti dell’infermiere. Il gip indica in 16.200 euro le somme intascate dal finto vaccinatore solo nel mese di dicembre monitorato dagli investigatori.


Ma i soldi che Luchetti movimentava erano molti di più, almeno a sentirlo parlare al telefono con la dirigente dell’Agenzia regionale sanitaria Liana Spazzafumo, legata a lui sentimentalmente e ora tra i circa venti indagati a piede libero. «Te c’hai 20mila euro dall’altra parte no?», chiede lei. «Assolutamente sì», la rassicura l’infermiere.

 

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Corriere Adriatico