ANCONA - «Se non siete diretti a Wuhan partite pure, ma adottando le opportune precauzioni». È il consiglio che si sono sentiti rivolgere tutti coloro che...
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«Volevano sapere se potevano partire – continua la dottoressa Giorgi -. Noi abbiamo risposto che se non era assolutamente necessario era meglio evitare di recarsi a Wuhan, città dove si è sviluppato il focolaio, ma che per il resto potevano andare tranquilli, adottando però le necessarie cautele». Cautele indicate nelle schede del Ministero della Salute, che la responsabile del Centro ha provveduto subito a stampare ed apporre in bacheca. In esse si suggerisce di lavare spesso le mani con acqua e sapone, starnutire o tossire in un fazzoletto, evitare i luoghi affollati, in particolare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale, e se lo si fa utilizzare mascherine su naso e bocca, evitare di consumare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e bevande non imbottigliate, tenersi alla larga da chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie.
«Alcuni di quelli che hanno chiamato – riferisce la dottoressa Giorgi – erano già venuti da noi per vaccinarsi contro epatite A, tifo e meningite, e ci hanno chiesto se esisteva un vaccino per questa nuova infezione. Ovviamente no. Tuttavia abbiamo detto loro che poteva essere utile vaccinarsi contro l’influenza stagionale». Non perché in questo modo si è protetti dal nuovo virus, ma perché ciò eviterebbe il sovrapporsi delle due malattie, che soprattutto in soggetti deboli come gli anziani potrebbe essere letale. Il vaccino antinfluenzale va però fatto almeno due settimane prima di partire.
«Seguendo questi piccoli accorgimenti il soggiorno dovrebbe risultare abbastanza sicuro» sostiene la dottoressa Giorgi. Inoltre gli studenti vengono ospitati in strutture chiuse molto controllate e le loro attività sono di tipo culturale, per cui difficilmente entreranno in contatto con gli ambienti di partenza della malattia. Qualche rischio in più per chi si dovesse recare per lavoro a una fiera alimentare. «Ma basta fare un po’ di attenzione – dice Silvia Giorgi -. In ogni caso chi tornando dalla Cina dovesse avere tosse e mal di gola è bene si rivolga immediatamente a un medico. Però finora a noi non è pervenuta alcuna segnalazione». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico