ANCONA - Un cartellone unico e spettacoli per un massimo di novanta posti a distanza di sicurezza. Ma spunta l’idea di maxischermi posizionati nel centro città....
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«Per questo abbiamo pensato ad un unico cartellone dove ogni festival entrerà con delle proposte singole – spiega l’assessore Marasca – fermo restando che gli operatori stessi dovranno essere consapevoli dello scopo sociale di ciò che si sta cercando di mettere in piedi». Infatti con una prospettiva di capienza di molto inferiore rispetto alla norma di legge, rimane difficile pensare che ci sia un risvolto commerciale per gli organizzatori. «Siamo in attesa dei protocolli per la fruizione degli spettacoli – continua Marasca – ma soprattutto stiamo aspettando di capire a quanto ammonteranno i finanziamenti ministeriali per la produzione di concerti e attività culturali, particolare non da poco». Nel frattempo Marasca è all’interno di un coordinamento di undici assessori dei maggiori capoluoghi di regione, in costante contatto tra loro e con il governo. Si parla di novanta posti a sedere alla Corte della Mole, così da permettere il distanziamento delle sedute. E non più il palco coperto, ma un’ampia pedana. Inoltre i biglietti per gli spettacoli potranno essere acquistati solo in prevendita, in modo da non dover allestire una biglietteria che complicherebbe la gestione degli ingressi.
«A queste condizioni diventa molto difficile portare artisti di caratura internazionale – afferma Eric Bagnarelli, direttore del festival Spilla – ma stiamo cercando una soluzione alternativa». «Anche per noi diventa impossibile poter contare sulla presenza di grandi nomi – ribatte Giancarlo Di Napoli, di Ancona Jazz – vorrà dire che punteremo su talenti nostrani». Giugno è alle porte. I tempi sono fin troppo stretti. Ma gli operatori della cultura contano di realizzare comunque qualcosa di interessante. «E’ nostra intenzione dare alle persone l’opportunità di incontrarsi – spiega il poeta Luigi Socci, direttore artistico de La punta della lingua – c’è un grande bisogno di un tessuto di relazioni umane e sociali». «Stiamo ragionando sugli scenari possibili – aggiunge Paolo Bragaglia, di Acusmatiq – nell’eventualità di poter fare concerti ci orienteremo su artisti locali. Altrimenti punteremo su eventi e installazioni fruibili da remoto». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico