ANCONA - E adesso? Circa 16mila famiglie da ieri si rigirano il bollettino della Tari in mano per capire se e come otterranno il rimborso per aver pagato una maggiore tassa...
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A queste il Comune ha applicato, secondo una propria interpretazione come affermato nei giorni scorsi dall’assessore al Bilancio Fabio Fiorillo, la quota variabile anche se per un solo componente anziché del totale degli occupanti. Con un esborso di circa 30 euro in più a famiglia secondo i calcoli del Comune effettuati nei giorni scorsi. Da ieri in Comune si è così iniziato a ragionare su come muoversi per i rimborsi. I quali rischiano di diventare un rebus per i contribuenti, anche alla luce della di quanto indicato nella circolare. Dove la prova dell’errore è richiesta al cittadino. «Laddove il contribuente riscontri un errato computo della parte variabile effettuato dal comune o dal soggetto gestore del servizio rifiuti, lo stesso può richiedere il rimborso del relativo importo, solo relativamente alle annualità a partire dal 2014, anno in cui la Tari è stata istituita. L’istanza di rimborso deve essere proposta, a norma dell’art. 1, comma 164, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, entro il termine di cinque anni dal giorno del versamento». Ovvero ci pensi il cittadino a presentare «la richiesta di rimborso delle somme versate e non dovute. L’ente locale provvede ad effettuare il rimborso entro 180 giorni dalla data di presentazione dell’istanza». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico