ANCONA - Cocaina e bilancini di precisione erano nascosti nelle siepi della casa disabitata di fronte a quella dove viveva lui, insieme a una pistola giocattolo senza tappo...
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L’arrestato è un albanese di 25 anni, Ramazan Lamja, arrivato in Italia con una richiesta di asilo politico che gli è stata respinta. Lui è rimasto comunque in status di irregolarità, ospite dagli zii a Porto Recanati. Già ad ottobre dello scorso anno era stato arrestato, sempre per spaccio di droga e condannato in primo grado a tre anni, sentenza impugnata e in attesa di essere discussa in appello. Venerdì scorso gli agenti della sezione Anticrimine della questura di Ancona hanno documentato tutto. Già da qualche giorno monitoravano la zona di Loreto dopo aver avuto un’imbeccata su un importante giro di cocaina sulla piazza loretana con ramificazioni in tutta la Valmusone e la riviera del Conero dove sono cominciati ad arrivare i turisti. E così avevano avviato una mirata indagine per riuscire a sradicare questo traffico.
Venerdì pomeriggio hanno visto Lamja uscire dalla casa degli zii a Porto Recanati, andare nel giardino della casa abbandonata che si trova davanti alla sua abitazione, prendere un involucro e raggiungere a piedi un incrocio dove ad attenderlo c’era un fidardense a bordo di un Ducato.
L’albanese si è avvicinato al mezzo, ha consegnato l’involucro e ha preso 50 euro infilandoli subito nell’elastico dei pantaloni. I poliziotti sono intervenuti fermando il cliente che aveva appena acquistato 0,5 grammi di cocaina e l’albanese. Con un cane antidroga hanno effettuato un controllo nella siepe di fronte casa trovando un pacchetto di sigarette con sette dosi, ciascuna da 0,5 grammi di cocaina e poco più in là due bilancini di precisione e una pistola giocattolo senza tappo rosso. A casa, in una stufa c’erano 13 bustine in cellophane. Arrestato, ieri si è presentato in tribunale a Macerata insieme al suo avvocato Vando Scheggia (che lo difende insieme al collega Emanuele Senesi). Lamja ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato.
Il pubblico ministero Francesca D’Arienzo, che ha rifiutato il patteggiamento, ha chiesto gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ma il giudice Federico Simonelli lo ha rimesso in libertà, disponendo per lui l’obbligo di firma quotidiano. L’udienza è stata rinviata all’11 giugno. Le indagini proseguono per identificare chi fornisse la droga all’albanese e quanto ramificato fosse il giro di spaccio.
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Corriere Adriatico