L'incubo delle case-alveare, subaffitti in nero e inquilini fantasma: spaccio e squillo nel quadrilatero "invisibile"

Complesse le indagini per arginare il fenomeno delle case-alveare
ANCONA - Uno paga la rata, tanti altri vivono alle sue spalle, in un cono d’ombra difficile da penetrare anche per la giustizia. Funziona così nella giunga degli...

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ANCONA - Uno paga la rata, tanti altri vivono alle sue spalle, in un cono d’ombra difficile da penetrare anche per la giustizia. Funziona così nella giunga degli affitti irregolari, una matassa impossibile da districare per le stesse istituzioni. Perché serve una segnalazione - fondamentale è in questo senso la collaborazione dei cittadini - per dare il la ai controlli delle forze dell’ordine.

 

 

Senza un input preciso o il sospetto di un reato non si può violare la proprietà privata. Una circostanza che alimenta il fenomeno delle case-alveare, sempre più diffuso nel capoluogo. Soprattutto in certi quartieri, quelli più multietnici e meno scintillanti, dove il costo degli affitti è più contenuto: il Piano, la stazione, gli Archi, piazza d’Armi, fino ad arrivare a Vallemiano. 
Si allarga il quadrilatero degli affitti e dei subaffitti in nero, popolato da inquilini-fantasma che magari sono innocui, ma talvolta no. Clandestini e irregolari, spacciatori, delinquenti e prostitute si annidano nelle alcove che sfuggono ai controlli e sanciscono il trionfo dell’abusivismo. L’ultimo caso, l’altro giorno in corso Carlo Alberto, dove la polizia ha scoperto un appartamento in cui vivevano quattro giovani tunisini: uno era il titolare dell’affitto ma non pagava il proprietario (all’oscuro di tutto) da un anno, un altro era clandestino, il terzo avrebbe dovuto lasciare da tempo la città per un divieto di dimora firmato dal questore per precedenti reati, il quarto è in attesa di permesso di soggiorno. Un poker niente male. E da un armadio è spuntata dell’eroina: quanto basta per pensare che la casa fosse un covo di spaccio. «Di episodi come questo ne sono capitati diversi - spiega Carlo Pinto, capo della Squadra Mobile -. Particolarmente diffuso è il fenomeno dell’occupazione abusiva di appartamenti vuoti, che possono diventare luoghi di criminalità e spaccio di droga. Il consiglio? Stare attenti a coloro a cui si affitta la propria casa. Meglio tenersela un anno in più, anziché affidarla a persone di cui non ci si fida». 


Sì perché il rischio è dietro l’angolo. Ha destato scalpore, ad esempio, la scoperta compiuta alcuni mesi fa in via Marchetti: nel sottoscala di un condominio pusher nigeriani vivevano come fantasmi, smerciando eroina. In un caso, è emerso che nell’appartamento in cui viveva uno dei soggetti arrestati si era insediato successivamente un nucleo di suoi amici connazionali, all’insaputa del proprietario. La miseria umana non ha limiti. In passato di casi simili ne sono venuti alla luce a bizzeffe. Una volta i vigili urbani sorpresero in via Astagno un tunisino che era arrivato a intrufolarsi in un appartamento rimasto disabitato, dopo aver visto in un manifesto funebre che la proprietaria era deceduta. Mors tua vita mea, come dicevano i latini. In via Pergolesi la polizia locale ha scoperto due famiglie irregolari, egiziani e tunisini, che occupavano senza titolo due appartamenti nella stessa palazzina, quando nel condominio accanto erano già state sfrattate altre due coppie abusive, ma italianissime. Agli Archi clamorosa fu la scoperta di un’abitazione in cui viveva una dozzina di bengalesi, operai del cantiere navale. «Non possiamo violare la proprietà privata - spiega la comandante della polizia locale, Liliana Rovaldi -, ma quello che possiamo fare è eseguire sopralluoghi, su input dell’ufficio anagrafe del Comune, per verificare se la persona che ha richiesto la residenza sia davvero l’inquilino dell’abitazione. Ma per sapere se con lui vivono altre persone irregolarmente è fondamentale la collaborazione dei cittadini». 

 

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Corriere Adriatico