ANCONA - Una vacanza che si trasforma in dramma. Un gioco innocuo che diventa una trappola micidiale. Il pianto di dolore di un bimbo, il sangue a terra, le urla disperate dei...
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E’ il figlio di una coppia di anconetani, il papà è un giovane ingegnere. La famigliola si trovava in vacanza nella zona delle Colline Metallifere grossetane e mercoledì sera era uscita per una passeggiata sul lungomare. Il bimbo ha sgranato gli occhi alla vista dell’area verde con altalene e scivoli. Un’attrazione troppo grande per fermarlo. Uno, due, tre giri. Ma all’ennesima corsa su un’altalena, il dramma. Il piccolo, nato nel 2009, ma che non ha ancora compiuto 7 anni, ha improvvisamente perso la presa, forse per l’eccessiva velocità. Ed è precipitato da un’altezza di circa due metri. Un volo terribile.
Violento l’impatto al suolo. Il bimbo ha battuto la testa a terra, sotto gli occhi terrorizzati dei genitori che felici assistevano al divertimento del loro figlioletto. Mentre la mamma lo soccorreva, il papà non ci ha pensato due volte. Compresa la gravità della situazione, è andato a recuperare l’auto. Ha subito chiamato il 118, ma ha preferito portare lui stesso il figlio all’ospedale, senza aspettare l’arrivo delle ambulanze.
La corsa al Pronto Soccorso
Una corsa disperata verso l’ospedale più vicino, il Sant’Andrea di Massa Marittima, che dista una ventina di chilometri da Follonica, mentre il piccolo stava cominciando a perdere i sensi. Erano circa le 22,30 di mercoledì. Ai medici del Pronto Soccorso le sue condizioni sono apparse subito gravi. Così, dopo i primi accertamenti, hanno optato per il trasferimento notturno nell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, dove è arrivato in volo sull’eliambulanza Pegaso. Il bimbo di 6 anni si trova ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione del nosocomio fiorentino, dopo il drammatico volo dall’altalena al parco giochi di Follonica. E’ circondato dall’amore dei genitori che pregano perché si riprenda, anche se le sue condizioni restano purtroppo molto gravi per via del forte trauma cranico. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico