Minacciavano il ragazzino per estorcergli soldi e i gioielli dei genitori: due anni e nove mesi ad ognuno dei tre bulli

Minacciavano il ragazzino per estorcergli soldi e i gioielli dei genitori: due anni e nove mesi ad ognuno dei tre bulli
ANCONA - Stando all’ipotesi accusatoria iniziale, per due anni avevano perseguitato un ragazzino minorenne con la pretesa di ricevere soldi, dispositivi elettronici e...

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ANCONA - Stando all’ipotesi accusatoria iniziale, per due anni avevano perseguitato un ragazzino minorenne con la pretesa di ricevere soldi, dispositivi elettronici e gioielli. In un’occasione l’avrebbero anche indotto a rubare a casa dei genitori dei monili in oro. È con le accuse di estorsione e stalking che erano finiti a giudizio tre ragazzi di origine rom, di età compresa tra i 23 e i 27 anni.

 

Erano tutti stati arrestati nel maggio del 2017 al termine di un’indagine portata avanti dalla Squadra Mobile e partita dopo la denuncia dei genitori della vittima che, all’epoca dei fatti, aveva 17 anni. Per sfuggire al trio di bulli, per un periodo, il minore aveva anche lasciato il capoluogo dorico. Nel pomeriggio di giovedì, è arrivata la sentenza del collegio penale. Ogni imputato è stato condannato a scontare due anni e nove mesi di reclusione. È stata riconosciuta la tentata estorsione. È rimasto in piedi lo stalking. Due dei tre rom, fratelli tra loro, poco prima della sentenza emessa al quinto piano del tribunale hanno ricevuto un’altra stangata: il gup Paola Moscaroli li ha condannati in abbreviato a tre anni e otto mesi per un’altra inchiesta di estorsione che coinvolgeva anche i loro genitori e più recente rispetto alla vicenda trattata dal collegio penale. Per quanto riguarda il caso con vittima il minore, i fatti abbracciano un arco di tempo che va dal 2015 al 2017. Stando alle accuse, il trio aveva intercettato il 17enne lungo la spiaggia di Palombina nell’estate di sei anni fa. E da lì, sarebbe iniziato il pressing per chiedere denaro e oggetti preziosi. Un martellamento continuo fatto anche di minacce («Tu non sai con chi hai a che fare», «portaci i soldi o ti spacchiamo le gambe», «noi siamo capaci di tutto, stai molto attento» le frasi emerse all’epoca degli arresti degli imputati) e percosse per ottenere quanto richiesto. Per un periodo, per allontanarsi dal gruppetto rom, il minore aveva anche deciso di lasciare il capoluogo dorico. Una volta rientrato, sarebbe cambiato poco o nulla. Nell’ipotesi iniziale, veniva anche contestata l’induzione a far rubare al 17enne due collane d’oro da casa dei genitori per un valore di circa 1.500 euro. La destinazione doveva essere il trio di imputati. La consegna, data la riqualificazione del fatto in tentata estorsione, non sarebbe però avvenuta. A un certo punto, la vittima aveva denunciato tutto al padre. Quest’ultimo si era rivolto agli agenti della questura. «Mio figlio sta vivendo nel terrore - aveva detto il padre agli investigatori diretti dal vice questore Carlo Pinto – a causa di ripetuti ricatti, gesti di bullismo e intimidazione». Erano scattate le indagini, coordinate dal pm Rosario Lioniello e terminate con l’arresto dei tre rom. 

 

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Corriere Adriatico