Ancona, il bottino della banda di ladri passava per il porto: raffica di perquisizioni e sequestri

Ancona, il bottino della banda di ladri passava per il porto: raffica di perquisizioni e sequestri
ANCONA - Controlli superficiali, permessi rilasciati con leggerezza, forse anche regalie in cambio di trattamenti di favore. E’ il sospetto che ha spinto la magistratura ad...

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ANCONA - Controlli superficiali, permessi rilasciati con leggerezza, forse anche regalie in cambio di trattamenti di favore. E’ il sospetto che ha spinto la magistratura ad emettere una raffica di denunce all’indirizzo di dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e di case di spedizioni attive nel porto di Ancona e ad eseguire perquisizioni e sequestri, anche domiciliari, tra mercoledì e giovedì. 


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Trapelano poche informazioni su un’operazione che è stata condotta dagli investigatori del Goia (Gruppo Operativo Interregionale Antifrode) della Direzione interregionale per l’Emilia Romagna e le Marche della stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, in co-delega con i carabinieri del Comando provinciale di Prato. Benché le indagini siano coordinate dalla Procura di Ancona, infatti, tutto è partito dalla Toscana, come coda di un altro filone d’inchiesta che nell’aprile del 2017 portò all’arresto di 9 cittadini georgiani, tra i 18 e i 50 anni, specializzati in furti in farmacie, negozi di elettronica e centri commerciali. Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Prato, guidati dal maggiore Enrico Vellucci, facevano parte di un’associazione a delinquere finalizzata a rubare materiale elettronico, apparecchiature paramediche, ma anche oggetti e capi d’abbigliamento per neonati destinati all’est Europa e prevalentemente in Georgia. Ammontano a una cinquantina i colpi contestati alla banda, tra il 2015 e il 2016. Buona parte della refurtiva, per un valore di oltre 90mila euro, sarebbe transitata dal porto di Ancona, dove il materiale veniva stoccato prima di essere caricato sulle navi con destinazione mar Nero. E proprio nello scalo dorico si è soffermata la lente d’ingrandimento della magistratura, con una domanda molto semplice: come faceva tutta quella merce rubata ad essere imbarcata verso l’est Europa senza difficoltà? Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico