Vogliono scendere, le porte si chiudono: mamma e figlia disabile ferite sul bus. La denuncia: «Maltrattate dall'autista»

Il bus su cui sono cadute mamma e figlie
ANCONA - La porta si sarebbe chiusa all’improvviso, senza dar loro il tempo di scendere. Avrebbe finito per schiacciarle. Hanno perso l’equilibrio, sono cadute...

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ANCONA - La porta si sarebbe chiusa all’improvviso, senza dar loro il tempo di scendere. Avrebbe finito per schiacciarle. Hanno perso l’equilibrio, sono cadute all’indietro. La mamma, colpita da un’invalidità riconosciuta al 100%, si è rialzata, dolorante, ed è andata a protestare dal conducente dell’autobus, che nel frattempo era ripartito. «Dobbiamo scendere, perché non ci dà il tempo di farlo? Mia figlia è disabile, ha paura». L’autista, invece di scusarsi, le avrebbe risposto in malo modo, consentendo alla donna e alle sue due figlie di scendere soltanto alla fermata successiva, quando il mezzo pubblico aveva già raggiunto via Da Vinci, a Collemarino. 

 


Almeno è questo il racconto di una trentenne d’origine albanese, residente ad Ancona che, dopo aver riferito la sua disavventura ad una pattuglia delle forze dell’ordine intervenuta sul posto dopo la sua richiesta d’aiuto, ha deciso di rivolgersi all’avvocato Roberta Di Martino per denunciare i fatti, ancora tutti da verificare. La giovane mamma è stata costretta a rivolgersi alle cure del Pronto soccorso di Torrette dopo il capitombolo che, secondo la sua versione, sarebbe avvenuto lunedì scorso, attorno alle 9,40 del mattino, a bordo della circolare B della Conerobus. Ne è uscita con 7 giorni di prognosi per policontusioni con un trauma al rachide cervicale. Ancor peggio è andata ad una delle due figlie, di 5 anni, dimessa con 15 giorni di prognosi per un trauma contusivo alla schiena. La sorellina di 7 anni, disabile, fortunatamente ha riportato solo una ferita al braccio sinistro, rimasto incastrato nella portiera posteriore del bus che si sarebbe chiusa all’improvviso, come una morsa. 


La donna, dolorante, ha deciso di rivolgersi al proprio legale di fiducia più che altro per denunciare il comportamento dell’autista che, a suo dire, le avrebbe risposto con maleducazione. 
«Quando mi sono rialzata per andare da lui e chiedergli perché non ci avesse fatto scendere, si è rivolto a me con cattiveria - sostiene la donna -. Diceva: “Che cavolo vuoi? Lasciami in pace, io apro e chiudo le porte, sono problemi tuoi”. Io gli avevo chiesto solo del tempo in più perché una delle mie bambine è disabile e ha paura a scendere da sola. Una prima volta non ci siamo riuscite perché l’autobus era affollato e c’erano altre persone che volevano salire.

Dal fondo ci siamo messe a urlare perché il conducente tenesse aperte le porte, e con noi altri passeggeri. Le ha riaperte, ma poi le ha chiuse di nuovo. Tutte e tre siamo rimaste incastrate nella porta, poi l’autobus è ripartito e siamo cadute all’indietro. Abbiamo avuto modo di scendere solo alla fermata successiva in via Da Vinci». Dove la donna ha incrociato una pattuglia della polizia locale, con cui si è sfogata, prima di andare all’ospedale. 

 

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Corriere Adriatico