Archi e Curva in lutto, addio Favoloso: il pescatore-ultrà stroncato da un male. Lascia un bimbo piccolo

Fabio Giovagnoli, per tutti il Favoloso, aveva 43 anni
ANCONA  - La famiglia, il lavoro, il pallone: le passioni di una vita bruciata troppo presto da un male spietato che l’ha portato via in pochi mesi, senza concedergli...

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ANCONA  - La famiglia, il lavoro, il pallone: le passioni di una vita bruciata troppo presto da un male spietato che l’ha portato via in pochi mesi, senza concedergli neppure la possibilità di regalare un’ultima carezza al suo gol più bello, il figlio Nicolò, di quattro anni appena. Ogni domenica lo portava allo stadio a tifare l’Anconitana: voleva trasmettergli l’amore travolgente per la squadra della sua città e per una maglia che, sin da bambino, si è cucito addosso, senza mai tradirla, macinando chilometri su e giù per l’Italia con gli amici del vecchio Collettivo. 

 
La Curva, gli Archi e il porto piangono Fabio Giovagnoli, il “Favoloso”, com’era soprannominato dagli amici, nessuno sa bene perché, forse per il carattere solare, spensierato, leggero, che conquistava cuori e simpatie e sapeva strappare un sorriso a tutti. A 43 anni compiuti ad agosto, si è arreso ieri mattina all’ospedale di Torrette, dopo aver lottato come un leone contro un male che l’ha divorato da dentro e non gli ha lasciato scampo. L’aveva scoperto a maggio, dopo un controllo. Sembrava un problema risolvibile. E invece, il nemico è avanzato inesorabile, in modo subdolo, senza permettere ai medici di trovare il giusto antidoto per annientarlo. 

A inizio ottobre il ricovero, poi le sue condizioni sono peggiorate di giorno in giorno, drasticamente. Una rapida discesa verso un dramma che lascia interdetti, sgomenti. Ieri, la drammatica notizia che ha lasciato senza parole gli amici ultras, i colleghi di lavoro del Mandracchio, dove lavorava come operatore del mercato ittico, tutto il rione degli Archi, dov’era cresciuto e dove ha sempre vissuto, dividendosi tra il porto e lo stadio, tra la famiglia e l’Anconitana che ha seguito per decenni, prima al Dorico, poi al Del Conero e nelle mitiche trasferte con il pullman del Collettivo. Nell’incredulità e nello sconforto generale, Giovagnoli se n’è andato in punta di piedi: in pochi sapevano della sua malattia, non voleva far soffrire chi gli voleva bene, soprattutto i genitori e il piccolo Nicolò, l’amore della sua vita dato alla luce con Alessandra. Lascia le sorelle Marina ed Elena e un nipotino. 



Messaggi di cordoglio stanno arrivando da ogni parte d’Italia per Favoloso: un amore trasversale, come quello che ha saputo regalare nella sua vita a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Ai funerali, in programma oggi alle ore 15 nella chiesa del Crocifisso, sono infatti attese anche delegazioni degli ultras di Genova e Napoli, gemellati con quelli biancorossi, anche se sarà impossibile contenere tutti nella parrocchia per via delle restrizioni legate all’emergenza Covid. 

 

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Corriere Adriatico