Gli anconetani malati di gioco in 6 mesi bruciati 15,6 milioni

Gli anconetani malati di gioco in 6 mesi bruciati 15,6 milioni
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ANCONA - Il capoluogo resta senza un regolamento sul gioco d’azzardo. Mentre la passione per slot e scommesse dilaga - nei primi 6 mesi del 2017 gli anconetani hanno bruciato 15,6 milioni nel gioco - e gli imprenditori del settore insorgono a tutela di un comparto che nelle Marche dà lavoro a 10.500 persone, il Consiglio comunale ha rinviato l’approvazione di un regolamento contestato da più fronti. Piovono critiche sia dall’industria del gambling, che lo ritiene troppo restrittivo, sia da medici e psicologi che non si spiegano perché certi giochi, come il bingo, siano stati esclusi. 


La bozza doveva essere approvata ieri, ma la votazione è stata rinviata in attesa che la Regione, interpellata dalla Commissione Sanità, faccia chiarezza su un punto: i limiti all’orario di funzionamento delle slot previste dalla legge regionale 3/2017. Il Comune l’ha interpretata in modo restrittivo, riducendo a 8 ore l’apertura giornaliera delle sale gioco, destinate ad essere dimezzate nei prossimi 3 anni in virtù dell’accordo Stato-Regioni di settembre, con la rottamazione del 35% delle slot prevista da un decreto del Mef, cioè circa 200 delle 533 installate ad Ancona.

Oltre alle fasce orarie, è il concetto di “distanziometro” a suscitare polemiche: è la normativa nazionale ad imporre ai gestori del gioco di tenersi a 500 metri di distanza dai luoghi sensibili. Quali, sono i Comuni a stabilirlo. La Giunta Mancinelli ha esteso il concetto agli asili, ai circoli ricreativi, alle università. «Questo regolamento avvierà le procedute di espulsione del 98% del gioco lecito dalla città - evidenzia Paolo Gioacchini, amministratore di Gmg Games e GPlanet e vicepresidente nazionale di Assotrattenimento -. Premesso che non lo si può considerare uno strumento idoneo al contrasto al gioco d’azzardo patologico, ad Ancona la percentuale di superficie insediabile scenderà sotto il 2%. E’ una misura di fatto espulsiva di tutto il gioco a vincita. Il proibizionismo non risolve il problema della ludopatia: il rischio è che si perdano posti di lavoro e col tempo riemerga il gioco illegale. Piuttosto, bisognerebbe investire in campagne di informazione, formazione e prevenzione, come facciamo da tempo».

Ma i numeri del gioco (e delle sue ripercussioni negative) sono impressionanti. Secondo un ricerca del gruppo Gedi-L’Espresso, solo ad Ancona nel 2016 sono stati bruciati 101 milioni tra slot e videolottery, cioè oltre mille euro a testa.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico