ANCONA - La love story traballante, i sospetti sui social e una gelosia incontrollabile, sfociata in schiaffi, pugni, insulti e minacce di morte, rivolte anche al loro...
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Gli agenti della squadra mobile, guidati dal vice questore Carlo Pinto, gli hanno notificato il divieto di dimora e di avvicinamento emesso dal gip, su richiesta della Procura, viste le denunce della donna che hanno dato il la alla laboriosa attività investigativa. Era diventata un inferno la casa in cui la 38enne viveva con il padre di suo figlio, nella periferia a sud del capoluogo. Si amavano, un tempo.
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Ma quel sentimento negli ultimi anni si era trasformato in qualcosa di morboso: erano infatti diventate maniacali le attenzioni che il quarantenne rivolgeva alla donna, alimentate dai sospetti di un tradimento. Non accettava che si fosse riavvicinata, anche solo tramite social, alle amicizie del passato: in particolare, non tollerava i contatti con il suo ex e temeva che volesse tornare da lui. Così, ogni occasione era buona per una scenata di gelosia e i litigi spesso finivano nel peggiore dei modi e degeneravano in offese, ceffoni, calci, talvolta anche cazzotti in faccia.
Gli investigatori della squadra mobile hanno ricostruito minuziosamente i maltrattamenti avvenuti nell’ultimo biennio. Avevano tutti un comun denominatore: la violenza dettata da una cieca ira, a cui facevano seguito minacce da brividi. «Ammazzo te e tuo figlio», sarebbe arrivato a dirle il quarantenne furioso, lasciando intendere che prima o poi dalle parole sarebbe passato ai fatti. Le gelosia l’aveva spinto a trasformarsi in detective informatico: pratico di computer e di social, riusciva a scartabellare messaggi e chat di Whatsapp nel telefonino della compagna. Si intrufolava di nascosto anche su Facebook e Instagram per controllare i contatti, le amicizie, ma anche le e-mail.
Ad ogni like indigesto, in questa sorta di spionaggio telematico, partivano insulti e maltrattamenti fisici e psicologici. La vittima ha retto finché ha potuto, ma quando ha cominciato a temere davvero per la sorte sua e del figlioletto, ha deciso di rivolgersi alla polizia e sfogarsi. Ha raccontato nei dettagli i due anni di violenze e, al termine delle indagini, il giudice le ha restituito un minimo di serenità, vietando al quarantenne di avvicinarsi alla donna e al figlio. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico