Ancona, 28 aree urbane da riqualificare Invito ai privati per investire nel restyling

Un panorama di Ancona
ANCONA -  La vecchia carrozzeria, la falegnameria ormai in disuso. Ma anche l’impresa ancora operativa, che prevede di chiudere. Un po’ segno della crisi, un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ANCONA -  La vecchia carrozzeria, la falegnameria ormai in disuso. Ma anche l’impresa ancora operativa, che prevede di chiudere. Un po’ segno della crisi, un po’ dei tempi che cambiano, un po’ del passaggio generazionale che magari non c’è. Sono 28 le aree, tra artigianali e industriali, che il Comune inserirà nel primo bando per l’attuazione dell’Agenda urbana, il piano che punta a riqualificare le aree private dismesse o in via di dismissione. Per lo più le aree sono state individuate a Palombare e a Tavernelle e a seguire nei nuovi quartieri. È una sfida. Si misureranno le capacità economiche e di riqualificazione della città, come l’efficacia dei meccanismi messi in moto dal Comune per far ripartire il capoluogo. Si testerà lo stato di salute dell’iniziativa privata.


Il cambio di destinazione
Di fatto, si dà l’opportunità ai proprietari di intervenire sulle aree cambiandone l’uso. Da artigianale e industriale a residenziale, oppure ad uso uffici o servizi. L’amministrazione, dalla sua, prova a metterci tempi certi. Ora tocca ai privati capire se l’investimento è fattibile e se partecipare al bando, che dovrebbe andare in pubblicazione mercoledì della prossima settimana. Ci sarà un mesetto di tempo per ragionarci, fare i conti e decidere se avanzare domanda.
Importanza non da poco avrà la possibilità di finanziare l’intervento e qui entra in gioco l’incontro operativo organizzato per venerdì dall’Ordine degli architetti, presenti non solo gli amministratori, ma anche l’Ance oltre ai vertici di Nuova Banche Marche e Banca Popolare di Ancona. Si riuscirà a superare lo spettro della crisi economica e di quella immobiliare?

Il piano di azione
Il vicesindaco Pierpaolo Sediari, assessore all’Urbanistica, parla di «enclave nelle zone residenziali». Spiega: «È il primo atto consequenziale alla delibera dell’Agenda urbana, che prende spunto dai colloqui avuti con quanti sono interessati ad investire e da tempo chiedevano un ragionamento complessivo rispetto al Piano regolatore, che ha la sua valenza ma è fermo. Soprattutto l’Agenda chiama investimenti privati sui macro obiettivi previsti per tutta la città». E ora? «Attenderemo le manifestazioni di interesse in risposta al bando - dice Sediari -, con il vantaggio che sarà possibile procedere con una variante unica che, nella sua articolazione, troverà le diverse soluzioni. Questo non significa comunque che, chi non manifesta interesse ora, non lo potrà fare successivamente. Un altro dato è che si superano le varianti ad hoc, perché si interviene all’interno di un contesto ragionato e approvato dal consiglio comunale. Se arriveranno manifestazioni di interesse, significherà che un passo avanti è stato fatto».

Il passaggio ulteriore
L’intervento sulle aree artigianali e industriali che ricadono nei quartieri residenziali è un tassello dell’Agenda urbana che spazia per capitoli tematici dal lungomare alle frazioni. In questo ambito verrà preso in esame un aspetto trasversale alla città. «Si tratta delle zone vincolate perché preordinate all’esproprio dal Prg, ma cui l’esproprio negli anni non c’è mai stato - spiega il vicesindaco -. Si può ragionare di sbloccare il vincolo rimasto inatteso».

Nel complesso, il ragionamento si lega alla possibilità di dar modo ai privati di intervenire, ma «facilitando l’approccio al problema e velocizzando il contesto di condivisione, cosa che non sempre avviene», aggiunge Pierpaolo Sediari. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico