ANCONA - Il nero è il colore della paura perché assorbe le luci dei quartieri, alimenta preoccupazioni e derive razziste, inficia le speranze di integrazione di un...
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Parassiti? Sì, ma anche gente sfruttata che arriva a versare fino a 250 euro al mese per dormire in una stanza di tre metri per tre, com’è capitato a una coppia di romeni in via Bocconi (il proprietario, un anconetano, è stato segnalato all’Agenzia delle Entrate). Casi simili ce ne sono a decine al Piano. Via Pergolesi vince per distacco: di recente la municipale ha scoperto due famiglie irregolari, egiziani e tunisini, che occupavano senza titolo due appartamenti della stessa palazzina. Pochi metri più in là, sono state allontanate altre due coppie abusive, italianissime.
La miseria umana non ha limiti. Un tunisino è arrivato a intrufolarsi in un’abitazione di via Astagno dopo aver appreso da un annuncio funebre della morte dell’anziana proprietaria. A Torrette, invece, un iraniano è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver subaffittato una stanza a tre indiani senza permesso di soggiorno. A Vallemiano, qualche mese fa, il viavai continuo di stranieri in un appartamento gestito da un’associazione di assistenza per migranti ha spinto un padre di famiglia a chiamare più volte le forze dell’ordine, stanco di assistere a scene di spaccio: «Li ho visti anche fare sesso per le scale», ha denunciato. Il fenomeno delle case-dormitorio è molto sentito agli Archi, dove tempo fa fece scalpore un blitz della polizia municipale che scovò 11 bengalesi, operai dei cantieri navali, stipati in una piccola abitazione e costretti a pagare 250 euro per un materasso a un connazionale che subaffittava le stanze.
«Dopo il terremoto, ci è capitato di fare dei sopralluoghi e in diversi appartamenti abbiamo notato situazioni strane: in una stanza ho visto sei giacigli - racconta l’ingegner Claudio Branca, studio in via Marconi -. Ci siamo accorti che c’era qualcosa di irregolare dalla bolletta dell’acqua condominiale: i consumi erano spropositati in un appartamento in teoria occupato solo da due persone. Nel mio palazzo entra ed esce gente sconosciuta, specie d’estate quando le spiagge si riempiono di venditori abusivi. Per quanto erano pieni i secchi della spazzatura, il Comune ha deciso di ritirare quelli con la chiave elettronica e riposizionare i vecchi cassonetti: segno che qui abitano molte più persone di quelle dichiarate. Ho il sospetto che ci sia un vero e proprio business di stranieri che ospitano a pagamento i propri connazionali». Gli inquilini ombra sono ovunque in una città che nel 2016 ha assegnato a stranieri, per lo più extracomunitari, 55 alloggi popolari su 106 messi a bando. Proprio oggi scade il termine per le nuove domande, ma le case-alveare sfuggono a ogni censimento. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico