ANCONA - Giovane mamma picchiata con un tubo di metallo dalla suocera, accecata dalla sua intransigenza religiosa. La scioccante storia arriva da un paese dell’hinterland...
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La domenica nera
Valeria (nome di fantasia) e il marito vanno a fare spesa insieme ai due bimbi, il secondo nato poche settimane fa. Tornati a casa - un complesso residenziale in campagna che ospita più componenti dello stesso nucleo familiare, tutti testimoni di Geova ad eccezione della vittima e del compagno - scendono dall’auto per scaricare gli acquisti. Il marito con il figlio più grande entrano nell’appartamento. Valeria resta nel parcheggio con il neonato in carrozzina. Qui incrocia lo sguardo torvo della suocera, che si avvicina e la accusa di aver scassinato il lucchetto di un magazzino. La situazione degenera rapidamente.
La lite
La giovane mamma suggerisce alla suocera di stare lontana da lei e dalla sua famiglia. Ma la donna, di circa sessant’anni, perde il lume della ragione: avrebbe colpito la poveretta con un lungo tubo metallico che stava maneggiando. «Mi ha centrato in pieno sul volto, un paio di volte - racconta esterrefatta la vittima -. Sono caduta a terra, mi sono fatta male, per fortuna quando mi sono messa a urlare è intervenuto mio marito, altrimenti non so come sarebbe andata a finire». Subito sono stati chiamati i carabinieri, che hanno riportato la situazione alla normalità, ascoltando le due versioni e i testimoni. «Non abbiamo sporto denuncia perché mia suocera, davanti alle forze dell’ordine, ha minacciato di cacciarci di casa perché è lei la proprietaria dello stabile». Nel frattempo, la mamma quarantenne è andata a farsi medicare al pronto soccorso dell’ospedale di Jesi, da dove è uscita con una prognosi di 12 giorni (senza poter fare la Tac perché è in fase di allattamento) per un trauma cranico-facciale non commotivo, la distrazione del rachide cervicale, contusioni alla spalla e al ginocchio e traumi alla mascella e alla mandibola. Cosa sia scattato nella testa della suocera non è chiaro: la cosa certa, spiega il figlio, è che i rapporti sono stati sempre tesi, ma si sono deteriorati quando, meno di un anno fa, per esigenze di lavoro è tornato a casa dei suoi con moglie e bimbi. E, sempre secondo l’uomo, gli atteggiamenti aggressivi e minacciosi dei genitori, sommati alle scorrettezze degli altri familiari, tutti testimoni di Geova, avrebbero un’unica matrice: l’intransigenza religiosa.
L’intransigenza
«Non si spiegherebbe altrimenti il loro comportamento - dice la coppia -. Discutere con loro è impossibile. Non tollerano nulla: non sono venuti al nostro matrimonio perché non condividiamo il loro credo, a dicembre è scoppiata una lite perché abbiamo messo sul balcone le lucine di Natale, che loro considerano una festa pagana. Non si sono degnati neppure di venire al compleanno di mio figlio». «Una volta sono stata minacciata e insultata perché ero in balcone in costume - aggiunge la vittima -. Mi hanno dato della poco di buono. Sabato mio marito si stava allenando con gli amici sotto casa, ma neppure la pratica delle arti marziali è tollerata: mia suocera è uscita sulle scale e li ha insultati, reggendo in mano un coltello. Ora abbiamo veramente paura». Sottolinea il marito: «L’atteggiamento intransigente di mia madre è preoccupante. Non posso fidarmi di lasciare sola la mia compagna con i bimbi. Se non c’è soluzione, saremo costretti ad andarcene». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico