Mal d'udito, disabilità invisibile

Mauro Menzietti, membro del World Hearing Forum dell’Oms: «L’ipoacusia troppo spesso è trascurata e non trattata». La neuroscienziata Arianna Di Stadio: «Senza alcun intervento, riduce le capacità di ragionamento e memoria»

Mal d'udito, disabilità invisibile
di Valentina Arcovio
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Giovedì 14 Marzo 2024, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 07:27

Un miliardo e mezzo di persone nel mondo, 7 milioni in Italia: una pandemia “silenziosa” inarrestabile. I problemi dell’udito, troppo spesso sottovalutati, continuano a crescere e a dilagare. 


Tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità stima che, fra poco più di 25 anni, questi disturbi riguarderanno la bellezza di 2,5 miliardi e 700 milioni di persone. Con costi sulla qualità della vita e sull’economia globale incalcolabili. Nonostante questo, la salute dell’udito viene ignorata o quasi. Si è generalmente convinti che è possibile rinviare ogni terapia.
«L’ipoacusia resta una disabilità invisibile, perché troppo spesso trascurata e non trattata – conferma Mauro Menzietti, fondatore di Udito Italia e membro del World Hearing Forum dell’Oms – Eppure è la terza causa di disabilità a livello mondiale». Va ricordato che la perdita dell’udito può avere diversi effetti. 

LE CONSEGUENZE

A confermarlo è anche la neuroscienziata Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatore onorario presso il laboratorio di neuro infiammazione e disturbi del movimento dell’UCL Queen SquareNeurology di Londra. «Basta la perdita dell’udito da un solo orecchio, se non adeguatamente corretta con una protesi – spiega –, a ridurre le capacità di ragionamento e di memoria di una persona oltre che a limitare gli scambi interpersonali. Parlare a una persona, anche se non cosciente, è importante per il recupero. La voce udita è infatti in grado di mantenere attive alcune funzioni cerebrali e renderne vitali altre, come quelle dei ricordi. Infatti, l’area uditiva nel cervello è collegata sia a quella della memoria che del linguaggio».
Un deficit uditivo in età infantile, se non diagnosticato e trattato precocemente e adeguatamente, può avere conseguenze negative sullo sviluppo delle abilità uditive e del linguaggio, ma anche sugli apprendimenti, sullo sviluppo psicologico e globale del bambino, con inevitabili future ripercussioni sull’inserimento sociale e lavorativo.

La buona notizia è che i problemi d’udito sono una pandemia evitabile.

LA PREVENZIONE

Secondo i dati dell’Oms, nel 90% dei casi l’ipoacusia sarebbe evitabile, grazie a migliori stili di vita e a una maggiore informazione e sensibilizzazione. 
«Gli ambiti di patologia di cui la sordità può essere sintomo sono svariati – avverte Giovanni Danesi, ex presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale – Si va dalle malattie genetiche ed ereditarie come l’otosclerosi alle otiti croniche sia dell’infanzia che dell’adulto, alle patologie infettive virali e non, come la meningite che può portare a sordità e che deve essere trattata tempestivamente, fino alle patologie tumorali benigne come i tumori del nervo acustico». 
Proprio dalla mancanza di un corretto inquadramento diagnostico e terapeutico, secondo gli esperti, nasce l’esorbitante costo sociale della sordità che è calcolabile in circa 36 miliardi di euro all’anno. Molte persone infatti arrivano tardivamente alla diagnosi con conseguenze non sempre rimediabili.

IL RISCHIO

«Altre persone, invece, adottano soluzioni non appropriate rischiando di lasciare non diagnosticate malattie potenzialmente gravi – ricorda Domenico Cuda, direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria all’ospedale di Piacenza – Sul fronte della prevenzione gli esperti raccomandano di evitare comportamenti a rischio, fin da giovani, come per esempio l’esposizione a rumori forti che, molto spesso, dipendono da cattive abitudini, tra cui l’uso imprudente di auricolari e cuffie».

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