Tra slogan e maratone forse c’è ancora domani

Tra slogan e maratone forse c’è ancora domani

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Sabato 11 Maggio 2024, 05:00

Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a scarpinare. Va sul vintage la campagna elettorale del post Ricci a Pesaro: mercati, bar, circoli, associazioni, negozi, quartieri. Candidati da marciapiede con un ruolino di marcia quotidiano da maratoneta e i social tra reel e stories a documentare le fatiche quotidiane mentre i santini un tempo da collezione sono distribuiti urbi et orbi via chat. Riepilogando: oggi si chiude la presentazione delle liste, con quattro candidati in campo a Pesaro.

Il centrosinistra con il mister preferenze e democrat di lungo corso Andrea Biancani per il mantenimento del buongoverno o dello status quo ristagnante (visto da sinistra e da destra naturalmente), il centrodestra con il sindacalista del Siulp Marco Lanzi per la conquista di Approdo del Re e dell’ultima roccaforte “rossa” che porterebbe all’unificazione amministrativa dei capoluoghi delle Marche sotto il margravio Acquaroli I. In mezzo due outsider, l’avvocato Pia Perricci che esula da collocazioni partitiche predefinite e l’albergatore Fabrizio Oliva, quest’ultimo gravitante comunque sempre nel bacino allargato del centrosinistra. A metterli in fila i nomi delle liste sembrano quasi snocciolare una filastrocca: con “La marcia in più” “Pesaro svolta”, “Vieni Oltre” in “Spazi Liberi”, il che ricorda un po’ quando a noi boomer da bambini, alle elementari, la maestra ci faceva memorizzare i nomi della ripartizione geografica della catena delle Alpi: “Ma con gran pena le reca giù”. Con i nostri 4 una fiumana di candidati, aspiranti consiglieri o forse anche assessori.

A spanne (solo nelle prossime ore si avrà contezza del numero esatto) parliamo di circa 400 nomi, tra volti noti e carneadi che fanno massa, da cui usciranno i 32 (più gli assessori) che dovranno familiarizzare nel prossimo quinquennio con la gestione della cosa pubblica. Prepariamoci a un mese di annunci, proclami, promesse, incontri, confronti, scontri. Se poi il training pre voto si trasformerà negli hunger games o in una battaglia alla ragazzi della via Pal solo l’approssimarsi della scadenza dell’8/9 giugno lo certificherà. Per ora siamo alle azioni di disturbo con Lanzi che ha richiamato la Prefettura a vigilare sui comportamenti “propagandistici” degli amministratori uscenti e ricandidati, sembrati un po’ troppo inclini a inaugurazioni e tagli del nastro di fine mandato e Perricci che ha inviato alla Corte dei Conti segnalazioni su forniture assegnati a consiglieri comunali (con replica di questi ultime a stretto giro di posta).

Nel mezzo c’è la prateria della sanità che già si sta trasformando in acceso terreno di disputa tra tatticismi e strategie.

E poi ci sono i programmi. Già, i programmi, ovvero il compiuto elenco dei desiderata e delle lodevoli intenzioni che teoricamente potrebbe e dovrebbe far propendere gli indecisi o gli scontenti tra un candidato e l’altro. Solo che a leggerli al momento sembra un gioco delle tre carte al contrario, ovvero qualsiasi carta scegli sarà quella giusta. L’ambiente? La sostenibilità è ovunque, un po’ come la petite robe noir di Chanel, va per tutto. I giovani? C’è qualcuno che forse non vorrebbe assegnare spazi ad hoc o aiutarli nel lavoro? Il welfare? Il sostegno alle politiche per la famiglia è già impresso nella tavola dei comandamenti amministrative. I rifiuti? Chi non vuole una buona, corretta e trasparente gestione (per inciso il no a Riceci è unanime e trasversale volendo bisognerebbe risalire a chi per prima l’ha detto)? Attenzione, che poi a fine corsa verrà anche assegnato a mio insindacabile giudizio il premio per la proposta più scontata di tutta la tornata elettorale . Giusto a restarmi impressa è stata la proposta dello “stadio sociale” ma all’inizio avevo pensato a una crasi, con Lodo Guenzi che apriva il tour al Benelli.

Piacerebbero idee chiare, certe, definite. Che so? We have a dream: viale Trieste lo pedonalizziamo e ci faremo un itinerario di arte diffusa a cielo aperto. Oppure, piazza del Popolo come Highlander, alla fine resterà solo la “Pupilla” mai più l’helzapoppin’ da horror vacui degli ultimi giorni (solo ieri Alusfera, Bosco che cammina, Biosfera, traguardo delle auto storiche e sì, c’era anche l’antica fontana, porella, che si scusava per la presenza). Ah, un’altra cosa ancora, la più importante: convincete i pesaresi ad andare a votare, che ne vala pena. Nel 2019 la percentuale è stata del 69,40%, anche buona pensando alle consultazioni successive. Proviamo ad alzare l’asticella. E l’8 giugno, primo giorno del voto pensate che c’è ancora domani.

* Responsabile della redazione di Pesaro del Corriere Adriatico

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