Ariston espropriata da Putin, i sindacati: «La guerra detta le scelte dell’economia»

Ariston espropriata da Putin, i sindacati: «La guerra detta le scelte dell’economia»
Ariston espropriata da Putin, i sindacati: «La guerra detta le scelte dell’economia»
di Aminto Camilli
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Lunedì 29 Aprile 2024, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 15:27

FABRIANO Stupore, incertezza, apprensione. Ma anche volontà di reagire alla ricerca di tutte quelle strade che possano condurre a risolvere una questione che altrimenti rischia di diventare sempre più delicata. La nazionalizzazione, da parte di Vladimir Putin, dello stabilimento russo di Ariston Group di Vsevolozsk, vicino a San Pietroburgo, e dei suoi uffici commerciali, trova le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici fortemente attente al problema e, nel contempo, impegnate a capire ogni possibile risvolto.

 

Le conseguenze

Il trasferimento del sito e della sede commerciale a Gazprom, controllata dal governo russo, dovrebbe avere il carattere della temporaneità, ma in queste circostanze non si è mai in grado di comprendere con esattezza lo sviluppo della situazione, né le conseguenze nei diversi ambiti dell’attività industriale della multinazionale fabrianese, leader del comfort termico hi-tech e sostenibile, quotata in borsa e presieduta da Paolo Merloni.

Non è un caso che pure le parti sociali ostentino la dovuta cautela. «Quanto accaduto è grave di per sé – sottolinea Vincenzo Gentilucci, responsabile provinciale della Uilm-Uil – perché siamo in presenza dell’appropriazione di un’attività portata in Russia da un’azienda di un altro Paese. Francamente, il fatto un po’ mi ha sorpreso, ma, a ben vedere, è ciò che può succedere quando si va a intraprendere un’attività in paesi in cui la libera impresa non è garantita o, comunque, non lo è in modo adeguato e più giusto. Alla fine, credo che le ripercussioni negative potrebbero riguardare più l’ambito politico che quello economico, ma è chiaro che qualche preoccupazione spunta inevitabilmente». La mossa di Putin non stupisce più di tanto il segretario provinciale della Fim-Cisl Giampiero Santoni, che tuttavia non nega la medesima apprensione. «Se consideriamo come la situazione si è evoluta in questi ultimi due anni – osserva – non sono totalmente stupito, poiché dall’inizio del conflitto in Ucraina qualche difficoltà c’è sempre stata».

I distinguo

Santoni osserva come la produzione di scaldacqua e caldaie a gas, ad esempio, avesse registrato delle contrazioni, «ma è chiaro che adesso non è facile capire gli scenari che potrebbero profilarsi in seguito alla decisione di Putin. Al momento, il nostro mercato di riferimento non è quello russo, ma è evidente che un po’ di ansia si sta generando». Secondo Pierpaolo Pullini, segretario provinciale della Fiom-Cgil, «il decreto firmato dal presidente russo è l’ennesima dimostrazione di come la guerra determini le scelte dei mercati e dell’economia. Nei fatti, siamo in presenza di una riorganizzazione complessiva dell’economia europea, con un forte aggravio dovuto ai costi dell’energia e delle materie prime e con una riorganizzazione su scala globale della logistica. Il tutto aggravato dalla destabilizzazione in Medio Oriente».

Il documento

La segreteria provinciale della Fiom ha elaborato un documento, in cui si afferma la necessità di fermare immediatamente tutte le guerre. «I conflitti e la corsa al riarmo dei vari Paesi – rimarca Pullini – sono decisioni scellerate che determinano un forte rischio per l’intera industria europea. Da almeno due anni, infatti, si sta assistendo alla perdita di interi asset del mercato».

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