ANCONA Si era intrufolato nel letto in cui lei dormiva con la figlioletta di due anni. L’aveva palpeggiata, tentando un approccio. Di fronte al suo rifiuto, aveva tentato di immobilizzarla, stringendole il collo. Fingendo di assecondarlo, la giovane mamma era riuscita a prendere la figlia e a scappare, ma poi era stata raggiunta e riportata in casa con la forza. Una mano sulla bocca per impedirle di urlare, poi il brivido della minaccia: «Se lo racconti a qualcuno ti ammazzo».
L’intervento
Provvidenziale fu l’intervento della polizia, chiamata da un vicino e poi del marito della donna, che in quel momento era al lavoro.
I fatti
Secondo l’accusa, attorno alle 22 era entrato in camera, aveva spostato le lenzuola e si era disteso accanto alla donna per cominciare a palpeggiarla. Lei, spaventata e con la bimba accanto, aveva subito respinto le sue avance, ma lui non si era dato per vinto. All’ennesimo no, l’avrebbe immobilizzata afferrandola per il collo. Facendogli credere di assecondare i suoi desideri, lei era riuscita con un pretesto a scansarlo via per scappare insieme alla figlia di due anni dalla casa, urlando per chiedere aiuto ai vicini. Un secondo approccio sessuale sarebbe avvenuto nel pianerottolo, dopo che il 38enne aveva chiuso a chiave il portone, riportando con la forza la donna in casa. Qui le avrebbe tappato la bocca con una mano, impedendole di urlare e minacciandola di morte se avesse rivelato l’accaduto a qualcuno. L’arrivo della polizia, su richiesta di un vicino, scongiurò il peggio. La denuncia della donna, che si è costituita parte civile con l’avvocato Pietro Sgarbi, ha fatto scattare le indagini, durante le quali il 38enne è sempre rimasto libero. Ma dopo la sentenza definitiva per lui si sono aperte le porte del carcere.