«Mi hai detto scemo?», scarica di pugni dopo il party universitario. Pestato a sangue per difendere l’amico

«Mi hai detto scemo?», scarica di pugni dopo il party universitario. Pestato a sangue per difendere l’amico
«Mi hai detto scemo?», scarica di pugni dopo il party universitario. Pestato a sangue per difendere l’amico
di Stefano Rispoli
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Venerdì 8 Marzo 2024, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 07:38

ANCONA - Il sangue dopo la festa universitaria. Le botte, l’inseguimento, poi la corsa all’ospedale. Aggredito due volte per una parola di troppo, uno “scemo” interpretato male. Tanto è bastato per scatenare la furia di un 33enne di Loreto, a processo per aver preso a pugni e poi di aver rifilato una ginocchiata ad un 30enne di Tolentino, la notte del 27 ottobre 2017. Il giovane ha pagato a caro prezzo il tentativo di fare da paciere tra il suo amico e un gruppo di ragazzi su di giri.

Il racconto

Ieri in tribunale la vittima, dimessa dall’ospedale con 25 giorni di prognosi, ha ripercorso davanti al giudice Matteo Di Battista i momenti della folle aggressione. «Eravamo andati a una festa universitaria e, di ritorno dalla facoltà di Ingegneria con la navetta, attorno alle 2,30 di notte ci siamo fermati a prendere un kebab in un negozio di via Carducci», il preambolo.

Mentre tutti, ancora euforici, erano in fila, il suo amico, un 30enne di Ascoli, ha iniziato a chiedere a tutti 50 centesimi che gli mancavano per ordinare da mangiare. «Una ragazza gli ha fatto vedere che nel portafogli aveva solo un biglietto dell’autobus e gliel’ha dato - ha raccontato il testimone -. Lui l’ha preso, ha visto che era timbrato e scherzosamente glielo ha rimesso nello zaino».

In quel momento sono arrivati il fidanzato della giovane e altri amici. «Si sono messi a litigare con il titolare del negozio perché non voleva vendergli la birra, visto che era notte ed era in vigore l’ordinanza anti-alcol». Il 30enne di Tolentino ha provato a spegnere gli animi. «Mentre mangiavamo, ho notato che quel ragazzo aveva pronunciato la parola “scemo” mentre parlava con la fidanzata - ha aggiunto -. Parlandone con il mio amico, quello deve aver capito che eravamo stati noi a dargli dello scemo e ci è venuto incontro». Il 30enne si è messo in mezzo tra l’amico e il 33enne e alla fine ci ha rimesso lui. «All’improvviso mi ha colpito con due pugni, allo zigomo e al naso, e ho cominciato a perdere sangue. Gli chiedevo: perché l’hai fatto? Lui ha preso per mano la ragazza ed è scappato».

Il secondo round

Il 30enne, ferito e sotto choc, ha trovato comunque la forza di seguirlo in corso Mazzini e chiamare il 112. Quando l’aggressore se n’è accorto, sarebbe tornato indietro per picchiarlo ancora. «Mi ha detto: pezzo di m... perché chiami la polizia? E mi ha dato una ginocchiata. Cadendo, mi si è rotto il cellulare». Nel frattempo è arrivata la polizia, in piazza Cavour. Qui è stato soccorso il 30enne, portato all’ospedale, mentre l’aggressore è stato identificato. Per l’imputato (difeso dall’avvocato Francesco Carletti) il processo per lesioni aggravate nel quale si è costituito parte civile il 30enne (assistito dall’avvocato Enrico Ciafardini) proseguirà il prossimo 13 giugno.

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