Ancona, la Serie A 20 anni dopo. Il ricordo di Alessio Scarpi: «Andavamo in campo cantando»

Ancona, la Serie A 20 anni dopo. Il ricordo di Alessio Scarpi: «Andavamo in campo cantando»
Ancona, la Serie A 20 anni dopo. Il ricordo di Alessio Scarpi: «Andavamo in campo cantando»
di Roberto Senigalliesi
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Giovedì 15 Giugno 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 13:20
ANCONA «Andavamo in campo cantando. E prima della partita ci caricavamo con i cori». L’ex portiere Alessio Scarpi, 50 anni, ricorda con commozione l’annata 2002/2003 che culminò con la seconda promozione in Serie A dell’Ancona. Lui ne era stato un grande protagonista, chiudendo la porta biancorossa ed ergendosi a protagonista assoluto tra i pali. A distanza di due decenni ha ancora vivo il ricordo di quel periodo. Anche ora che è allenatore dei portieri del Genoa, appena tornato in Serie A, società in cui ha chiuso la carriera agonistica, dopo la bella parentesi di Ancona.
Scarpi, quali i ricordi più belli di quell’annata? 
«I ricordi sono tanti ed indescrivibili. Se riguardo le foto del tempo mi emoziono. La rosa era composta da giocatori di valore ed era stato molto bravo mister Gigi Simoni, assistito da Fulvio Pea, ad assemblarla. Gente del calibro di Ganz, Montervino, Russo, Schenardi, Daino, Maltagliati, solo per citare qualcuno dei miei compagni era sinonimo di garanzia». 
Eppure non eravate partiti con i favori del pronostico. 
«E’ proprio così. All’inizio nessuno ci pronosticava ma disputammo un campionato sopra le righe. Da subito prendemmo conoscenza della nostra forza. Ricordo che nelle prime partite rifilammo 4 reti a Palermo e lì capimmo che eravamo forti e che si poteva costruire qualcosa di grande». 
Quale, secondo lei, il segreto di questa forza? 
«Indubbiamente la coesione del gruppo. Formato da validi calciatori e da persone vere ed attaccate alla maglia. Un gruppo fantastico che ha fatto la differenza. Andavamo in campo caricandoci con dei cori prima della partita ed eravamo contenti di giocare, perché ci divertivamo. Non ci stancavamo di vincere e ci si aiutava a vicenda. Veramente una stagione irrepetibile». 
Che peraltro non ebbe un seguito. 
«E’ di questo mi è dispiaciuto molto. Purtroppo la squadra venne smantellata, Simoni non venne riconfermato ed il giocattolo si ruppe. Io ero venuto ad Ancona l’anno prima, con Spalletti in panchina, e scesi in campo dopo l’infortunio a Storari. L’anno dopo, invece, rimasi fino a gennaio ma la squadra era partita molto male e non riuscì mai a riprendersi». 
Così ci dice del tripudio di Livorno, il pareggio che sancì la promozione? 
«Fu il suggello ad una stagione da favola. Ho ancora la pelle d’oca se ripenso agli 8.000 tifosi che ci seguirono in quella trasferta. Il pubblico, secondo me, è stato un altro elemento fondamentale per quella scalata. Con il suo sostegno ci ha aiutato a vincere ed a crescere l’autostima». 
La sua partenza coincise con l’inizio delle difficoltà societarie e con un periodo buio. Ha seguito le peripezie doriche dopo quel trionfo? 
«Con grande amarezza ho constatato il rapido declino della società. Ed è stato un vero peccato. Stiamo parlando di una piazza che avevo visto affamata di calcio, con una tifoseria da massima serie. L’augurio che mi sento di fare è che l’Ancona possa ritornare a scenari più consoni alla sua storia ed al suo blasone. Non conosco i giocatori che compongono l’organico, e quindi non posso dare giudizi tecnici, ma ho visto con soddisfazione che quest’anno la squadra ha disputato un buon campionato ed ha superato due turni dei playoff. Potrebbe essere l’inizio del ritorno nel calcio che conta». 
Adesso ad Ancona si torna a pensare in grande, anche a livello di strutture. Come era la situazione 20 anni fa?
«Ho sentito parlare di una società solida, con un magnate malese al comando. E di sviluppo di progetti per quanto riguarda nuove strutture e campi di allenamento. Questa è sicuramente una cosa buona, che va nella direzione di una crescita continua. Ai miei tempi ricordo che c’erano diversi problemi per gli allenamenti e che ogni giorno dovevamo cambiare location fra stadio Dorico, Osimo ed altro. Sicuramente rappresentava un discapito per una seria programmazione». 

 
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