Pesaro, Meo Sacchetti vuole una Vuelle senza freni: «Tambone e Mazzola possono dare di più. Servono mentalità di squadra e panchina viva»

Sacchetti vuole una Vuelle senza freni: «Tambone e Mazzola possono dare di più. Servono mentalità di squadra e panchina viva»
Sacchetti vuole una Vuelle senza freni: «Tambone e Mazzola possono dare di più. Servono mentalità di squadra e panchina viva»
di Thomas Delbianco
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Venerdì 12 Gennaio 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 07:22

PESARO. «La Vuelle è in una situazione difficile, ma assicuro che cercherò di tirare fuori il meglio da questi giocatori». Non ha avuto bisogno di grandi riflessioni per accettare di sedere nella panchina della Vuelle Romeo Sacchetti. «Martedì mi ha chiamato il mio procuratore, dicendomi che mi avrebbe contattato Ario Costa. Così è stato». L'ex coach della Nazionale Italiana racconta di essersi messo alla guida della sua auto, il mattino dopo, «alle 6, era ancora buio, volevo evitare il traffico sulla tangenziale di Milano. E mi sono presentato qui».

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La firma sul contratto, il primo allenamento con la sua nuova squadra, e ieri pomeriggio la presentazione a stampa e tifosi nella Sala Mare dell'Hotel Flaminio. Al suo arrivo, parole al miele verso la piazza pesarese, «che è sicuramente importante, storicamente un'avversaria che ho avuto da giocatore e da coach». La inserisce tra le tre squadre blasonate, «non sono state tante» che "Meo" ha allenato, insieme a Fortitudo e Cantù. Il nome e la storia della piazza biancorossa diventano, nelle parole del coach, il motivo, insieme al fatto che «sono un allenatore di pallacanestro», che lo hanno spinto a dire sì alla chiamata di Costa. E' rimasto quasi stupito dal primo impatto con la città che vive di basket, «sono qui in conferenza stampa, tutta questa gente, tutte queste televisioni, mi è sembrato di essere a New York», poi si "scioglie" strada facendo, tra una battuta ad un giovanissimo tifoso, «vuoi fare tu una domanda?» e un pizzico di ironia nel mettere "fretta" ai giornalisti che lo incalzano con le domande, «devo andare a fare allenamento», ha detto abbozzando un sorriso.

Ma facendo capire che non c'è tempo da perdere per rimettere in sesto una formazione che nel girone d'andata ha vinto cinque partite su 15, appena un paio alla Vitrifrigo Arena, è al terz'ultimo posto in classifica e viene da tre sconfitte consecutive.

Foto Stefano Bargnesi

«Cercherò di tirare fuori il meglio dai miei giocatori»

«Vorrei fare una cosa diversa a Pesaro - incalza, tornando al riferimento con le squadre blasonate che ha già allenato - sicuramente ci sono problemi, ma l'allenatore vince perchè i suoi giocatori sono bravi. L'allenatore deve mettersi nelle condizioni di far rendere al meglio i giocatori nelle proprie qualità, ma non ho mai visto una squadra con giocatori mediocri o scarsi vincere le partite». Sacchetti «assicura» al popolo biancorosso che cercherà di «tirare fuori il meglio dai giocatori, penso che la squadra debba avere la mentalità e la capacità di capire che si può sempre migliorare. L'ho provato sulla mia pelle, con giocatori che ho allenato - continua, facendo il nome di Pippo Ricci - Devo essere io bravo a far capire che la pallacanestro non si gioca con la paura, ma con un sentimento per diventare più bravi e ambire ad avere qualcosa di più. A puntare ad un livello più alto». Entrando nel cuore del roster a disposizione, per il coach «Tambone e Mazzola possono dare molto di più, devono togliersi questi freni». Chi lo ha impressionato favorevolmente «sono i due ragazzi che si allenano con noi, Maretto e Stazzonelli». Punta molto a creare «l'unione di questo gruppo», e per testare questo collante, Sacchetti, durante le partite, rivolge un occhio al parquet e uno «alla panchina, la guardo molto, per capire come reagiscono i giocatori fuori dal campo, se si alzano su un canestro. Se vedo che la panchina è morta, allora lì ci sono problemi». Totè e Mockevicius possono stare in campo in contemporanea? «Due lunghi insieme? Nella vita si può provare tutto». 

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