A San Ginesio il concerto-solidale
di Serena Abrami «contro l'oblio»

Serena Abrami
Serena Abrami
di Marco Chiatti
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 23:24 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 18:34
SAN GINESO -  Si intitola #Primachefacciafreddo, prima del freddo meteorologico, ma anche di quello dell’oblio, dell’abbandono. Un evento speciale, gratuito, che si terrà il 29 e 30 ottobre dal primo pomeriggio fino a notte fonda, nel centro di San Ginesio, con alcuni fra i tanti artisti che al Teatro Leopardi si sono esibiti nel recente passato ed altri che hanno fortemente voluto esserci a sostegno del borgo ferito. L’organizzazione è a cura delle principali associazioni ginesine, con allestimento di stand enogastronomici, street food e mercatini.

Fra i vari artisti presenti, salirà sul palco anche la civitanovese Serena Abrami, alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo disco prevista per dicembre. Dopo il fortunato debutto “Lontano da tutto”, un nuovo disco d’inediti, dal titolo “Di Imperfezione”, anticipato dal video di Credo.

Serena partiamo dall’evento #Primachefacciafreddo: con che sentimento sale sul palco? La musica può davvero dare una mano?
«Il sentimento è sempre forte. La musica non ricostruisce le case, ma innalza lo spirito, lega le persone e in questa occasione, quel sentimento sarà più importante, consapevole. Io, come tanti altri artisti, ho immediatamente accettato di esserci, mettendo in campo la voce, cercando di ricambiare quello che quel palco mi ha dato sia da cantante che da spettatrice». 

Sta tornando con un nuovo disco, ci anticipi qualcosa, e magari ci faccia venire voglia di ascoltarlo?
«Il nuovo album è un lavoro poliedrico, notturno, descrive un lungo periodo di passaggio. Ci sono undici tracce raggruppate sotto un genere, quello pop, che ne racchiude altri, le influenze di chi lo ha suonato con me ed ha intrecciato stati d’animo e gusti musicali».

È partita dalla provincia marchigiana e ha ottenuto una discreta visibilità a livello nazionale: ma secondo lei è possibile oggi fare musica nella nostra regione?
«Certo! Le Marche sono una regione al plurale, così come una pluralità di persone compone e produce musica. Si può fare musica in ogni parte del mondo, ma se hai la fortuna di respirare aria buona, mangiare bene ed osservare meravigliosi scorci, hai molta ispirazione».

Lei è passata anche dai talent, crede che davvero siano dei reali trampolini di lancio?
«Sono un acceleratore di visibilità, una macchina perversa; chi crede che basti una telecamera per raggiungere il fatidico successo ne subisce negative conseguenze. Io, per fortuna, ho partecipato ad X-Factor nel 2009 (era la seconda edizione) in maniera quasi ingenua. Ne ho pagato lo scotto, ho cercato di imparare e ho preso le cose buone. Non ho mai scambiato la tv con la musica».

E dopo essere arrivata anche a Sanremo, come prosegue la carriera per una cantante che vuole continuare a fare ascoltare la propria voce?
«Sanremo è passato e se trattiamo il tema della carriera in relazione alle mere logiche commerciali, proseguire senza un canale mediatico di grande livello è difficile. Tuttavia, il prosieguo della carriera non deve diventare un tarlo: cantare rimarrà la mia più grande passione, ed è difficile contenere quello che provo per il canto dentro i confini di questa parola».
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