“In purissimo azzurro”, l'arte dialoga con gli antichi volumi di Giacomo nei luoghi sacri della Biblioteca Leopardi a Recanati

“In purissimo azzurro”, l'arte dialoga con gli antichi volumi di Giacomo nei luoghi sacri della Biblioteca Leopardi a Recanati
“In purissimo azzurro”, l'arte dialoga con gli antichi volumi di Giacomo nei luoghi sacri della Biblioteca Leopardi a Recanati
di Lucilla Niccolini
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 10:07

RECANATI - Mentre nella piazzetta Sabato del Villaggio stanno ricostruendo la Recanati dell’800, per le riprese della fiction Rai su Leopardi, il palazzo di Giacomo si apre al futuro. Ieri mattina, nella sua Biblioteca, allestita da Monaldo due secoli fa, si è inaugurata una mostra di arte contemporanea, che si chiuderà il 7 gennaio. Esposizione che nel pomeriggio è stata visitata anche dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in visita a Recanati. «Bella - ha detto il ministro - la contaminazione con l’arte contemporanea perché noi dobbiamo pensare anche a produrre “il passato del futuro”, cioè una dimensione artistica che in futuro possa testimoniare l’epoca storica a noi contemporanea, e l’arte contemporanea va proprio in questa dimensione».

 
L’accostamento 


Chi sta già arricciando il naso per l’audace accostamento, deve venire a Recanati, a constatare con quanta grazia le opere di 21 artisti sappiano, per affinità segrete, “dialogare” con gli scaffali, i quadri antichi, e i ventimila volumi antichi, su cui Leopardi si dedicò a “studio matto e disperatissimo”. L’iniziativa prosegue il ciclo “InterValli”: un’idea di Olimpia Leopardi, che l’anno scorso portò, per la prima volta, otto artisti a esporre in quelle sale, traendo ispirazione da “L’infinito”.


«Mi piace dimostrare – ha esordito la discendente del Poeta - che anche un “luogo sacro” come la biblioteca di Giacomo possa aprirsi ad altre esperienze, poetiche e di ricerca di senso, e dialogare con la contemporaneità. Vorrei che questo palazzo non fosse inteso come un museo freddo e cristallizzato, ma come volano di sempre nuove esplorazioni della poesia e della bellezza».


Il titolo


“In purissimo azzurro” è il titolo di questa seconda edizione, «dal verso 162 – ha chiarito il curatore, Antonello Tolve – de “La ginestra o il fiore del deserto”.

Sintagma lancinante, perfetto per evocare lo slancio verso un altrove utopistico, ma reale come il cielo. E le opere qui esposte rispondono a quel grido sublime». Alcune di esse sono state create per questa mostra: “Or tutto intorno una ruina involve”, un libro di cera, che porta la firma di Ciro Vitale, su cui sono scritti con la cenere due versi dalla Ginestra; poi, “Volti travolti”, il grande pannello di carta su cui Enrico Pulsoni ha disegnato a pastelli e penna Bic volti che formano la firma di Leopardi. Infine i sette pinocchietti di Deborah Napolitano che, in due stanze consecutive, osservano perplessi i volumi, meditano, indicano con un dito una linea di fuga, altrove. Con loro, quattro passeri di bronzo, del giovane maceratese Fabrizio Cotognini, evocano libertà, agognata e negata.

Disseminati tra tutte le sale, eccetto le due centrali, «intoccabili» secondo la contessa Olimpia, e i corridoi che conducono alle stanze dei giochi infantili, alcuni quadri, disegni e installazioni hanno il crisma dell’azzurro, come nel prodigioso olio quadrato, scaglie di mare, dal titolo “Misura della Memoria”, di Giulia Napoleone, o il lembo di cielo traforato di stelline di Sabine Delafon. E poi “The Blue Planet” di Naoya Takahara, nello studiolo di Monaldo, a vigilare sulla “Pietra filosofale” di Vettor Pisani. Ma non solo: il bianco del cotone riveste sampietrini napoletani nell’opera di Miho Tanaka; ottone e alluminio, in “Facciamo finta di niente” di Mrdjan Bajic, rimandano con ironia alla desolazione di “magnifiche sorti e progressive”. Forme, stili e linguaggi diversi allargano l’orizzonte, oltre quelle alte finestre, verso l’infinito. «Con la vitalità – ha commentato il sindaco Antonio Bravi – che fu di Giacomo».

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