Oceano Adriatico per Pesaro: Ondedei sul progetto della Capitale della Cultura 2024 rivolto a band e spazi per suonare

Oceano Adriatico è uno dei progetti di Pesaro capitale
Oceano Adriatico è uno dei progetti di Pesaro capitale
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 28 Gennaio 2024, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 12:19

Nato nel 2020 per raccogliere in un album 20 anni di musica indipendente della scena pesarese, con l’apporto di ben 42 band, oggi Oceano Adriatico è uno dei progetti di Pesaro Capitale della Cultura 2024, questa volta con l’intento, però, di indagare l’oggi, l’attuale stato della musica, le band, gli spazi per suonare, la musica al femminile.

La mente

Il soggetto attuatore è la cooperativa Labirinto di Pesaro, ma la mente è quella di Vittorio Ondedei, alias Topazio Perlini, con nel cuore una delle identità ed eredità tra le più sorprendenti, come quella dei Camillas. Insieme a Mirko Bertuccioli, Vittorio, per tutti Toto, ha saputo cogliere l’evoluzione del “fare” musica: da cosa poteva significare costituire una band a quella che oggi è una musica forse più intima, prodotta, soprattutto dopo la pandemia, quasi in solitaria, con mezzi elettronici. «Quello che ho capito lavorando a questo progetto», racconta Toto, «attraverso una serie di eventi e laboratori con l’obiettivo di una ricerca nella realtà vera, è che il dato della musica prodotta in solitudine non corrisponde alla realtà. È un nostro pregiudizio: fanno musica in casa, è vero, ma non da soli perché invece trovano il modo di aggregarsi, a modo loro».

Il primo evento

Venerdì scorso c’è stato il primo evento del progetto, un primo incontro con questi giovani: «Ed è lì che mi sono ritrovato a parlare con i genitori di questi ragazzi, che dicono esattamente le stesse cose che dicevano i miei, 40 anni fa: “sempre lì a suonare con gli amici”, “appena può va a suonare”, ecc. Quindi? La realtà è che c’è una nuova scena musicale pesarese, persone che realizzano cose insieme, condividono emozioni ed hanno un modo diverso di esprimersi e rappresentarsi. Quello che gli manca sono i luoghi per fare concerti: perché quel tipo di esibizioni si fanno nelle discoteche e a Pesaro non ce ne sono».

Quindi si aggregano in una modalità diversa dalla classica band pop o rock: «Utilizzano altri strumenti, in un contesto più ampio.

Oggi componi e nel giro di qualche minuto puoi condividere la tua musica con uno di San Francisco. È vero che le piste del digitale possono apparire meno personali, ma è tutto molto differente dalla nostra “vecchia” idea di musica. Non è il mio - continua - , ma non per questo è un mondo “minore”. Ora è questa la musica».

La città e i suoni

Nel progetto è prevista anche la “composizione sociale”: «Ci occuperemo, oltre al lavoro di ricerca, del rapporto tra la città e la musica, tra la città e i suoi “suoni”. Molti saranno gli incontri con le scuole, la costituzione di un coro, ma anche attività non rivolte strettamente ai giovani. Cercheremo di mettere insieme e prestare attenzione ad aspetti non banali del fare musica. Intendiamo esplorare la modalità del vivere con la musica: piccoli e grandi concerti, ma soprattutto laboratori per riscoprire e dare voce alla innata passione di fare musica». Non ultima l’indagine sulla presenza femminile sul palco: «Negli anni è cresciuto il numero di ragazze che compongono. È cambiato proprio l’approccio. È vero che per tanti motivi ci sono sempre più maschi sul palco, ma sono più le ragazze quelle che ascoltano la musica. Anche qui, come mettere insieme questo aspetto? Le ragazze sono molto interessate e attive, ma nel momento in cui si vanno a cercare gli artisti per fare un festival o una rassegna si prediligono i gruppi maschili: perché? Perché ce ne sono di più. Noi stessi, ammetto, abbiamo avuto non poche difficoltà nella scelta, ma occorre rovesciare questo concetto».

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