Lello Arena nei panni di nonno Saverio
Un personaggio divertente e amaro

L'attore Lello Arena nella commedia Parenti serpenti
L'attore Lello Arena nella commedia Parenti serpenti
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Domenica 15 Gennaio 2017, 15:08
MAIOLATINSPONTINI - Parenti serpenti, un mantra negativo che ogni tanto ci scappa, davanti all’ingratitudine o all’ipocrisia di certi consanguinei. È il titolo della commedia di Carmine Amoroso, già resa celebre dall’adattamento cinematografico di Mario Monicelli, che ora torna a teatro – allo Spontini di Maiolati stasera alle 21 - per l’interpretazione di Lello Arena.
Lei, Arena, nei panni di nonno Saverio è il protagonista, vittima dell’ingratitudine dei figli. Veri serpenti?
«Ridimensionerei il valore ingiurioso dell’appellativo. I figli, alla proposta dei genitori di andare a vivere con uno di loro, si ritraggono. Saverio è stato un padre forte, presente, ma ora è indebolito da una patologia progressiva, che lo rende un vero peso. Umanamente, chi può dar loro la croce addosso?».
Dunque dalla commedia non esce un giudizio negativo sui figli ingrati?
«Nel testo di Amoroso non c’è giudizio morale: solo la rappresentazione feroce di quel che succede nella realtà. Nessuno ha torto, anche i figli hanno le loro ragioni: assistere i genitori anziani spesso significa rinunciare alla vita, alla felicità, e questo non si può chiedere a nessuno. Loro fanno una cosa terribile. Ma il teatro è il posto da cui si esce migliori di come si è entrati, perché la rappresentazione della realtà fa riflettere: che succede se ci arriva la richiesta di fare meglio di quel che fanno in genere i figli?».
Interpreta Saverio con la stessa ingenuità svagata e sapiente che le è consueta?
«È un personaggio divertente e amaro. Protagonista di un testo comico, fa molto ridere, certo, ma perché non ci sta più con la testa. E per quanto divertente, chi di noi se lo piglierebbe in casa? Resta dunque sospesa in aria la domanda: se mi trovassi nella stessa situazione, che farei?».
E gli altri personaggi, sono più atroci o più comici?
«Feroci, perché fanno una scelta terribile. Però nessun essere umano che ha un suo ménage strutturato dovrebbe essere sottoposto a tale scelta. La morale troppo spesso spinge all’eccesso il giudizio. Ma qui tutti dicono cose ragionevoli, nessuno è un mostro. Devono fronteggiare la trasformazione di una persona molto importante, che di loro si è preso cura, e ora rischia l’abbandono. Divertente ma tragico».
Esiste la comicità napoletana?
«Non lo so, dicono che abbiamo la comicità scritta nel dna. Ma è come se Napoli risarcisse l’umanità per qualche debito contratto, sfornando incessantemente artisti di ogni categoria, spesso ad alti livelli. Forse sono gli anticorpi per le cose brutte che sono capitate alla città: l’esorcismo di una tragedia chiamata vivere. Con loro, un po’ si chiede scusa, e un po’ si cerca una cura. Siamo tutti figli di Eduardo Scarpetta, nonno Roberto Murolo, che ha fatto la rivoluzione più grande unendosi con Luisa De Filippo per mettere al mondo Eduardo, Peppino e Titina».
Il suo ricordo più vivido di Massimo Troisi?
«Non è di ieri, ma di domani: una prospettiva futura, che pure sembra cancellata da un evento tristissimo per tutti, in particolare per me. I grandi artisti possono farsi beffe della morte, e malgrado il dolore incolmabile, quel che ricordo non ha mai a che fare col passato, ma con qualcosa che deve succedere ancora. Non può esserci tristezza per il passaggio di Massimo su questo mondo».
Lello Arena non è un comico, ma un filosofo!
«Per essere comico davvero, devi far finta di sapere le risposte, se no non si vede la differenza».
Verificate voi stessi, oggi alle 18 alla Biblioteca di Moie, dove Lello Arena incontra il pubblico prima dello spettacolo.
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