Maria Amelia Monti, la storia è molto attuale, ma come mai l’invisibile attira così tanto?
«Quello che viviamo è un periodo in cui ci sono molti meno contatti fisici e molti più virtuali, per via dei mezzi a disposizione. E questo, inevitabilmente, porta a una maggiore solitudine».
Ha più ragione Lorella, o il suo personaggio Fiamma?
«Alla fine dello spettacolo, ma non spoilero nulla, finiscono per pensarla allo stesso modo. All’inizio io, Fiamma nello spettacolo, sembro più razionale, sposata con due figli e che mi accontento di un marito che non vedo mai. Fiamma si sente in videochiamata con Lorella (Marina Massironi) che dopo tante cantonate pensa di aver trovato la sua via: si è sposata con un uomo invisibile. All’inizio a Fiamma sembra pazza, ma poi alla fine cambia idea».
Perchè cambiare idea, come ha fatto Fiamma?
«Questi anni sono impegnativi, carichi di cose orribili, come le guerre o l’intelligenza artificiale che ci sta sfuggendo di mano, alla fine arriva la paura. Questo è uno spettacolo che ha tanti significati e messaggi, anche alcuni che non aveva considerato Edoardo (Erba) quando lo ha scritto. Ce lo dicono le persone in camerino, dopo lo spettacolo, e sono tutte lezioni plausibili, dall’amicizia alle questioni femminili, dal delegare tutto ai rapporti virtuali fino all’invisibile».
Edoardo Erba, che ha scritto il testo e che cura la regia, è suo marito: come si lavora con lui?
«Mi diverto quando scrive, e se ho un’idea, lui la concretizza subito. Qui con l’Edoardo che scrive, con l’Edoardo regista invece a volte faccio più fatica. In questo spettacolo ha fatto un buon lavoro nel trovare il giusto equilibrio con Marina, che è una compagna di scena davvero importante, anche se in scena non ci guardiamo mai in faccia».
Virtuale e figli: come li gestisce?
«È grazie a loro se ho imparato a cavarmela con la tecnologia. Hanno dai 16 ai 27 anni. Prima del lockdown li criticavamo tutti, questi giovani, per l’uso dei dispositivi. Però poi, quando è arrivata la pandemia con tutte le chiusure, grazie a loro ho imparato come usare la tecnologia. Sono loro, i giovani, che ci hanno veicolato e hanno invertito i ruoli: spesso li ho sentiti dire “mamma basta con questi telefoni”. Ma la tecnologia ha i suoi pro e i suoi contro. Tra i pro non posso che considerare il fatto che mi permette, con i due figli che sono negli Stati Uniti, di parlarci tutti i giorni, quasi più di prima, anche con i messaggi».
Sua madre architetto e suo nonno pittore: come è arrivata alla recitazione?
«Dopo il liceo artistico e l’accademia di Brera, pur essendo brava nell’arte, mi sono accorta che mi piaceva stare in mezzo alla gente e il lavoro di attrice era quello che mi permetteva di farlo».
Progetti?
«Ce ne sono in ballo, una serie Tv che mi piace e che mi ha fatto tornare la voglia della televisione. Ma non posso parlarne, ancora dobbiamo capire come farla. Il teatro continuerò a farlo, è la base del mio lavoro».
Preferisce il teatro o la televisione?
«Come dicevo il teatro è la base, ma se c’è una bella idea anche la televisione è divertente».