Seneca sulle strade d’Europa, da stasera a sabato il chitarrista di scena in Francia poi al “Babel Festival” di Barcellona

Il chitarrista anconitano Giovanni Seneca
Il chitarrista anconitano Giovanni Seneca
di Andrea Maccarone
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 09:15

ANCONA - Un tour in Francia e la partecipazione al Babel Festival di Barcellona. La chitarra battente di Giovanni Seneca viaggia in Europa e costruisce punti di interconnessione culturale tra i popoli. Da stasera al 9 aprile l’artista anconetano sarà di scena in Francia, mentre il 10 aprile toccherà la Spagna. È l’effetto della world music, che dai tempi di Peter Gabriel ha compiuto giri immensi e contaminato l’arte sotto ogni suo aspetto.

Seneca, non è la prima volta che lei attraversa l’Europa con la sua musica. Ma da dove arriva l’invito al Babel Festival?
«La struttura organizzativa del festival ha base in Ungheria e sedi in vari paesi europei tra cui Barcellona. Il direttore artistico mi aveva invitato anni fa all’edizione ungherese, e poi ci siamo incontrati di nuovo ad un evento a Pistoia. Così mi ha invitato quest’anno a partecipare con questo progetto che porto in giro da un po’».

 
E di che cosa si tratta?
«Mi esibirò con un recital in versione solista, proponendo i miei brani per chitarra classica e chitarra battente visto che il Babel Festival è particolarmente incentrato sulle composizioni per chitarra».
Mentre in Francia?
«Sarà un tour di quattro date che farà tappa a Lione e Nantes e in due città nelle vicinanze. Per l’occasione mi esibirò in quartetto accompagnato da Gabriele Pesaresi al contrabbasso, Francesco Savoretti alle percussioni e Anissa Gouizi alla voce».
Come viene accolta la sua musica all’estero?
«Diciamo che c’è molta curiosità rispetto alle sonorità mediterranee che riguardano anche le influenze del nostro Paese. All’estero conoscono poco la musica italiana e sono curiosi di comprenderne la cultura e lo spirito. C’è interesse verso questo nuovo tipo di musica che non è né tradizionale e né operistico».
Lo stesso si può dire che avvenga anche in Italia?
«In realtà in Italia abbiamo qualche difficoltà perché non esistono dei canali istituzionali, come invece accade all’estero, che aiutino a promuovere questo genere di musica. Qui da noi ci sono canali istituzionali per il jazz, ad esempio. Ma non per la world music. Ad Ancona siamo fortunati perché abbiamo un festival come Adriatico Mediterraneo».
Quali novità ci sono per la prossima edizione?
«Non posso svelare molto, se non che il tema ruoterà attorno alla Bosnia visto che ricorre il 30ennale dell’assedio di Sarajevo».
Ci sarà un collegamento con l’attuale conflitto in Ucraina?
«Assolutamente sì. Cercheremo di capire le guerre di oggi e di ieri. La Bosnia di oggi, ad esempio, vuole dimenticare e superare quel momento. Anzi, l’ha già superato. Ma sarà interessante fare un approfondimento sulle conseguenze che quella guerra ha avuto nel corso degli anni».
La world music, così come le sue composizioni, possono essere da stimolo a riflettere s certi temi?
«Certo che sì.

Ad esempio, lo spettacolo che porto in scena con Moni Ovadia dal titolo “Rotte Mediterranee” è sempre attuale in quanto si parla di comunicazione e dialogo tra i popoli e di pace. Sono convinto che musica e cultura possano unire le persone e fungere da collante tra i popoli».

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