Ginevra Bompiani, figlia di Valentino, apre ad Ancona il Salone dell’Editoria Marchigiana: «Fare l’editore? C’è da divertirsi»

Ginevra Bompiani, figlia di Valentino, apre ad Ancona il Salone dell’Editoria Marchigiana: «Fare l’editore? C’è da divertirsi»
Ginevra Bompiani, figlia di Valentino, apre ad Ancona il Salone dell’Editoria Marchigiana: «Fare l’editore? C’è da divertirsi»
di Lucilla Niccolini
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Sabato 21 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:41

ANCONA - «È il mestiere più divertente che c’è, quello dell’editore». La dichiarazione di Ginevra Bompiani, la figlia di Valentino Bompiani, “ascolano per caso”, ha inaugurato ieri, alla Mole di Ancona, il primo Salone dell’Editoria Marchigiana. Forse non saranno tutti d’accordo con lei, i 26 editori marchigiani che hanno accettato l’invito a partecipare a questa vetrina, voluta dal Consiglio regionale.

Le hanno comunque tributato un caloroso benvenuto quando, tagliato il nastro, la signora Bompiani ha visitato gli stand nella Sala Tabacchi. Era accompagnata dalla consigliera dem Micaela Vitri, che con il presidente Dino Latini ha promosso l’iniziativa, dal direttore dei “Quaderni del Consiglio”, Giancarlo Galeazzi, e dal direttore del Salone, Mimmo Minuto.


Libri dappertutto, in quel salone rustico che fu deposito di tabacchi: tutte le novità di piccole case editrici indipendenti, che da anni lottano per affermare il valore della lettura. Una scommessa rischiosa, oggi, di cui si era parlato, poco prima, in Sala Boxe, all’incontro di apertura, presieduto da Micaela Vitri, cui aveva portato il saluto del Comune l’assessore Anna Maria Bertini. Ed era stato il professor Galeazzi a lanciare una provocazione, «un nuovo umanesimo ci attende», al termine dell’introduzione su “Editoria e Umanesimo”. Sarà vero, nell’era dell’Intelligenza artificiale, che sa scrivere libri al posto dell’uomo? Ne è convinto Galeazzi, che ha tracciato la storia del libro a stampa, da quando, nel Cinquecento, Aldo Manuzio, all’indomani dell’invenzione della stampa, creò il libro “portatile”, in ottavo, e il carattere corsivo, da allora denominato “italico”. «Il modo migliore - ha detto - per promuovere la lettura, farne un fattore di democrazia, emancipare l’umanità con la cultura.

Un editore è protagonista invisibile che concilia l’arte con il mercato e la tecnologia».

Una “lectio” davvero magistrale, la sua, cui ha fatto eco Ginevra Bompiani, commossa da questo invito a inaugurare il Salone, nel nome del padre, che sempre rimase legato alla terra d’origine, le Marche. «Lui è stato un protagonista dell’editoria italiana nel ‘900, ma anche un artigiano, che ha profuso passione ed energie nella sua casa editrice. Vi ha proiettato il suo carattere, pensiero e affetti, convinto che il libro è il nostro pane quotidiano, ma anche la materia dei nostri sogni».


E ha fatto ragionare i presenti, tra cui alcuni studenti dell’Istituto Podesti, sul fatto che l’immagine, oggi mezzo di comunicazione prevalente, può prestarsi all’inganno. «Bisogna imparare a guardare oltre le apparenze, a interpretare la realtà, come dovrebbe fare un buon editore, con amore, mediatore indispensabile tra chi scrive e chi legge». È quanto fanno i piccoli editori indipendenti marchigiani, che in queste tre giornate, fino a domani, accoglieranno il pubblico negli stand, con presentazioni dei loro libri, a ciclo continuo, dalle 10 alle 19. Tra gli ospiti d’onore, oggi alle 17, il magistrato antimafia Catello Maresca e, a seguire, Carmen Lasorella. Poi, domani alla stessa ora, Sergio Rizzo, che parlerà dello “Stato sociale”.

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