Orietta Maria Varnelli: «Ogni turista
si sente a casa in questa terra»

Orietta Maria Varnelli
Orietta Maria Varnelli
di Lucilla Nicolini
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Giovedì 11 Maggio 2017, 11:24 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 11:42
Orietta Maria Varnelli non ha perso, in questi ultimi drammatici mesi vissuti nel cratere del sisma, l’ottimismo della sua indole. Lo sguardo luminoso e ridente brilla ancora sul viso, che pure tradisce la tensione e il dolore per la sua terra.

Tre buoni motivi “personali” per divenire testimonial delle Marche?
«Questa è la terra in cui siamo nate, a cui si lega la nostra identità personale e d’impresa, da quattro generazioni. Poi, al privilegio di vivere e lavorare qui corrisponde la responsabilità di prendersi cura ogni giorno di questa terra, di contribuire al suo sviluppo sostenibile, alla valorizzazione che merita. Infine per l’orgoglio di essere parte di una comunità che, seppure drammaticamente coinvolta dai recenti eventi, sa mettere in campo energie positive, più che mai pronta a raccontare le meraviglie di questi luoghi a quanti sceglieranno una memorabile vacanza nelle Marche».

Come ha cambiato la sua vita il recente disastro sismico, che ha colpito in particolare la sua zona?
«Uno spartiacque nella vita di ognuno e dell’intera comunità, fra prima e dopo le 21,18 del 26 ottobre 2016. Sulle complicazioni di carattere personale prevale l’attenzione rivolta all’intero territorio ferito, che va preservato per quel che era e che dovrà continuare a essere: virtuoso nella qualità delle relazioni e dell’agire quotidiano, preziosa sentinella di un territorio irrinunciabile per tradizioni, cultura, paesaggi».

Cos’è più determinante, da coltivare per il futuro delle Marche nel turismo?
«La meraviglia delle Marche è nell’equilibrio di tante componenti. Anni fa, organizzai una “vacanza su misura” per una coppia di amici che venivano per la prima volta. Per loro furono sette giorni esaltanti e indimenticabili, fra passeggiate sui Monti Sibillini o lungo costa, visite a piccoli borghi, castelli e musei, con tappe enogastronomiche e uno spettacolo allo Sferisterio. Le Marche sono un’esperienza “unica” per i turisti, che si sentono accolti, a casa».

Come sta reagendo la sua famiglia. E la sua gente?
«Era doveroso reagire subito, in azienda, potendo contare sulla medesima volontà da parte dei nostri collaboratori, e sulla comprensione dei clienti.
Non aver subito danni strutturali ci ha consentito di tornare a lavorare a un mese dal sisma, a pieno regime dopo due mesi. Nel dolore, non sono mai venute meno energie e tenacia da parte di tutti. Ora, mentre è urgente favorire il rientro della popolazione nell’entroterra, appare altrettanto cruciale lavorare a un piano strategico di marketing territoriale, cogliendo la triste occasione di questo “dopoguerra” per assicurare le prospettive che questi luoghi da sempre meritano, e ricostruire il sogno. Il prossimo anno, per i 150 anni della nostra attività, abbiamo in cantiere iniziative al servizio della rinascita».

Di padre in figlie: quali, i valori più importanti trasmessi a voi tre sorelle dalla tradizione e dalla famiglia?
«Il legame con il territorio e la certezza che il nostro lavoro è un contributo allo sviluppo sostenibile dell’intera area. La convinzione che un’impresa deve essere vissuta come bene comune, come patrimonio da preservare e valorizzare a beneficio di tutti coloro che a vario titolo concorrono al suo percorso. L’integrità morale da cui tutto deriva, la qualità del fare impresa attraverso i secoli, con profonde radici identitarie e lo sguardo aperto al mondo, fra rispetto della tradizione e slancio innovativo».

Qual è il giudizio più diffuso sulle Marche nel mondo?
«Purtroppo, ancora non è molto frequente incontrare chi conosca già le Marche. Quando capita, sentiamo l’apprezzamento per l’accoglienza dei marchigiani. Uno spontaneo senso di ospitalità e simpatia superano perfino le barriere linguistiche!».

Cosa dice di questa regione a chi non la conosce?
«Raccontare con entusiasmo le tante eccellenze delle Marche è imprescindibile per noi e per la nostra azienda: favoriamo le occasioni per richiamare visitatori italiani e stranieri. Nessun racconto e nessuna immagine possono restituire le emozioni che procura un tempo vissuto qui.
Le Marche colpiscono perfino il turista fugace, o chi arrivi nella nostra regione solo per motivi di lavoro. Basta un “assaggio” di Marche e si ha voglia di tornare: capita anche a chi arriva qui per caso».

Qual è l’importanza dei prodotti enogastronomici per l’immagine delle Marche?
«Primaria! I nostri prodotti, legati alle tradizioni locali, rappresentano un pezzo fondamentale dell’esperienza da vivere nelle Marche. Ambasciatrice privilegiata del territorio, l’enogastronomia è veicolo spontaneo di una promozione ad alto potenziale, in Italia e nel mondo. Ne è prova il format “Marche is Good”, avviato nel 2013 da Regione e Confindustria per la valorizzare il brand regionale presso un mirato target statunitense».

Che personaggi secondo lei identificano meglio questa regione?
«La massima rappresentazione di questa terra è nella gente marchigiana, nella pluralità dei tratti culturali apprezzabili di borgo in borgo, di vallata in vallata. La sobria e solida gente marchigiana: chi è nato qui e di chi ha scelto di viverci, chi vivendo altrove porta con sé l’orgoglio d’appartenenza a questa terra».

Una cosa marchigiana cui non rinuncerebbe mai?
«Davvero difficile, ma accetto la sfida. I paesaggi a misura d’uomo, indelebili nella memoria dei turisti: mai troppo aspri né monotoni, che portano i segni del lavoro di chi li abita. Ricordo le lacrime di una giornalista californiana, che accompagnai in visita a Cupi di Visso e a Macereto, a Muccia e a Pievebovigliana, a Jesi e infine ad Ancona: nello stesso giorno passò dalla nevicata primaverile sui monti al sole splendente sull’azzurro Mare Adriatico!».

Un luogo marchigiano da non perdere?
«Difficile, anche in questo caso. Il pensiero corre al fascino della maga Sibilla e dei Monti Sibillini, ogni giorno intorno a noi: ispirano il nostro agire, sono lo scenario ideale verso cui volgere lo sguardo dalle nostre scrivanie. I Monti Azzurri e i suggestivi borghi alle loro pendici, dove gente operosa ha da sempre rispetto per l’ambiente, fra le province di Macerata, Fermo e Ascoli».

Un valore marchigiano che non deve scomparire?
«L’onestà, declinata in tutte le sue possibili espressioni, nella laboriosità e nel rispetto degli altri che alimenta un tessuto sociale coeso, nella cura responsabile dei luoghi e delle radici identitarie, come nell’apertura alla solidarietà e alla condivisione».
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