Villa Giulia, nata per le vacanze
dei nobili divenne prigione dorata

Villa Giulia, nata per le vacanze dei nobili divenne prigione dorata
di Saverio Spadavecchia
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Venerdì 21 Luglio 2017, 11:33
Un gioiello di tufo che impreziosisce punta Eolo. Questo oggi è villa Giulia. Una villa di cui resta solo una lieve traccia, ma che ancora riesce a far intuire la reale potenza di una cultura – quella romana – che ancora sull’isola si respira profondamente.

Residenza per donne scomode
Nata come villa per le vacanze dei nobili divenne anche confino per donne potenti e poco allineate. Villa Giulia perché qui fu “spedita” per cinque anni la figlia di Augusto rea di aver violato la legge sulla moralizzazione pubblica. In seguito vi saranno confinate altre celebri donne romane: Agrippina Maggiore (spedita qui da Tiberio), Claudia Ottavia (cacciata da Nerone) e Flavia Domitilla, esiliata dallo zio Domiziano per la sua conversione al cristianesimo. Prigione dorata quindi, per donne ribelli colpevoli di “trasgressioni” vere o presunte. La villa si estende per oltre trecento metri in lunghezza e circa cento in larghezza; molti dei suoi ruderi sono stati utilizzati come materiale per le abitazioni, altri sono esposti al Museo storico archeologico, mentre una delle sue colonne fa parte del monumento ai caduti sulla piazza del Comune. Quasi ovunque regna sovrana l’opera reticolata, affiancata qua e là da strutture in laterizio fatte di sole tegole: è questo un indizio sicuro per la cronologia dell’impianto originario risalente alla prima età augustea. Di questa grande villa imperiale, di questo grande passato romano cosa resta? Rimangono pochi ruderi, ma tutti quanti possono distintamente riconoscerne i cortili, le stanze, i giardini, le cisterne e le terme.

Terme ben conservate
Ben conservata è l’area delle terme dove si possono ammirare le strutture del calidarium, tepidarium, e frigidarium che affacciano sulla vicina isola di Ponza. Si può letteralmente scendere “dentro” il mare, osservare ed immaginare quanto fosse diverso l’esilio dei nobili romani rispetto quello che molti secoli dopo provarono i patrioti italiani.
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