La teacher Berdozzi: «Ci vuole
allenamento, via con pochi minuti»

La teacher Berdozzi: «Ci vuole allenamento, via con pochi minuti»
2 Minuti di Lettura
Martedì 5 Dicembre 2017, 13:00
Mai smettere di ridere: se lo fai, non ti accorgerai nemmeno delle cose belle che ti capitano. Qualcosa di simile è successa alla teacher Simona Berdozzi, fermana, mamma di un bambino di otto anni, entrata nel mondo dello Yoga della risata in un periodo di grossa crisi esistenziale.

Che cosa le era successo?
«Ero in un momento di forte stress e qualsiasi decisione mi era diventata difficile. È stato il maestro di Yoga a dirmi: «Tu hai bisogno di ridere».

Quindi c’è un legame tra yoga classico e quello della risata?
«No, sono due attività diverse, anche se sono uniti dalla riconnessione di mente e corpo operata da entrambe le discipline attraverso la respirazione».

Ma non è strano ridere per forza?
«Ci vuole allenamento: si comincia da qualche minuto e ogni volta si aggiunge qualcosa. All’inizio la risata è stressata, perché la mente ha ancora il sopravvento».

Cioè?
«Ridi e pensi di non riuscirci. Solo dopo un po’ di pratica si può arrivare alla meditazione della risata».

Che cos’è?
«È quel momento in cui fai quello che senti, in cui la risata esplode».

Le ci è voluto del tempo per arrivarci?
«Sì, perché ci vuole impegno e determinazione per scardinare i paletti che hai messo tu da solo. Poi è arrivato il cambiamento, non immediato ma profondo».

Dove insegna yoga della risata?
«Agli adulti nel Centro sociale Salvano e ai bambini, nel nido Biberon».

Come si differenziano gli uni e gli altri?
«I bambini ridono già, mentre noi adulti l’abbiamo dimenticato. Però ridere aiuta anche i bambini a tirare fuori la loro personalità: per spingerli a ridere, dico loro di andare a toccare il bottoncino e c’è chi lo trova in testa, chi sulla pancia... Al Centro sociale, invece, ho un gruppo di persone molto consapevoli e sta andando benissimo».

Che significa essere leader e teacher della risata?
«Per il primo servono due giorni di formazione, per il secondo cinque, da svolgere con i master riconosciuti dal dottor Kataria».

Come si svolge una sessione tipo?
«Si parte con un riscaldamento iniziale, poi si battono le mani, quindi si ride su qualche tema della quotidianità, dal passare lo straccio a darsi la crema antirughe. Una piccola variante che nelle Marche va molto sono i giochi sullo stile di quelli inventati da Alicia Barauskas, insegnante di ludicità consapevole, poi si prosegue con la meditazione, seduti o a terra e infine si conclude con il rilassamento finale».

Come si sente oggi?
«Volevo benessere da restituire a mio figlio e man mano mi sono sentita talmente piena di energia che ho voluto trasmetterla agli altri».

Generoso da parte sua.
«Sì, ma insieme è anche un atto di egoismo perché lo faccio anche per me!».
© RIPRODUZIONE RISERVATA