«Non potrai particare sport agonistici»
In pista con il diabete: oggi si può fare

«Non potrai particare sport agonistici» In pista con il diabete: oggi si può fare
di Remo Quadri
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Martedì 29 Agosto 2017, 13:20
In pista con il diabete si può, grazie all’innovazione al servizio delle persone che dipendono dall’insulina. Lo testimonia la storia del rallista Claudio Gotti: a chi gli diceva «non potrai praticare sport agonistici», oggi potrebbe rispondere elencando le vittorie messe a segno prima in gare di kart e poi in campionati di rally. L’ultimo successo questo weekend a Cividale del Friuli al Rally del Friuli Venezia Giulia, la manifestazione automobilistica più importante della regione, giunta alla 53ma edizione.

La diagnosi
«Quando a 7 anni mi fu diagnosticato il diabete di tipo 1 - racconta Claudio - per me all’inizio è stato duro accettare la malattia e tutti i limiti che ne derivavano, ma non mi sono arreso. La mia passione per i motori mi ha spinto a provarci lo stesso. A 16 anni ho ottenuto l’idoneità alla pratica sportiva del karting agonistico, conseguendo vittorie in 2 campionati regionali, svariati podi e la partecipazione al campionato italiano: un risultato raggiunto con determinazione e anche grazie alle innovazioni in campo medico, che hanno consentito un notevole perfezionamento della terapia insulinica e quindi della gestione della malattia».

La carriera
A 20 anni il giovane prosegue l’attività cimentandosi nei rally e nelle corse in salita, ottenendo il terzo posto al campionato Triveneto del 2009, il titolo di vicecampione regionale piloti nel 2010, una vittoria assoluta nella cronoscalata Cividale-Castelmonte nel 2013 e guadagnando la semifinale del concorso Rally Italia Talent del 2015. «Oggi - spiega - grazie all’impianto di un innovativo sensore per il monitoraggio continuo della glicemia, dotato di avvisi predittivi di ipo e iperglicemia, abbinato all’utilizzo di un microinfusore per insulina che attraverso il telecomando permette la modulazione delle dosi, mi è possibile sfruttare al massimo le mie potenzialità sportive senza dovermi preoccupare troppo». E ora «sono pronto per la prossima sfida: nel 2018 - annuncia - vorrei potermi cimentare in un rally nel deserto, l’Intercontinental Rally. Una competizione off-road tra Spagna, Marocco, Mauritania e Senegal, di oltre 3 mila km».

Pratiche a rischio
L’automobilismo è una delle pratiche sportive tradizionalmente considerate a rischio per il paziente diabetico, a causa delle condizioni di gara che non permettono regolazioni manuali della terapia insulinica e in cui l’attenzione dell’atleta deve essere massima. Un rally a lunga durata rappresenta perciò un obiettivo ambizioso. Ma non impossibile, come insegna la storia di Claudio. La terapia per la gestione del diabete va ritagliata su misura e consente di poter vivere una vita senza alcuna costrizione, al fine di pote raggiungere gli obiettivi che chiunque può prefiggersi.
L’obiettivo chiave è rimanere ‘in target’, cioè entro un range ottimale di glicemia, per una migliore qualità della vita e per prevenire eventuali complicanze. Il monitoraggio continuo dei livelli di zucchero nel sangue è quindi uno strumento fondamentale per riuscire a rimanere più tempo possibile entro un range corretto. Oggi anche gli sportivi, spesso più soggetti a oscillazioni glicemiche a causa dello stress legato all’attività fisica, in particolare se agonistica, possono contare su dispositivi in grado di aiutarli in questo percorso. Da questo punto di vista, la diffusione degli smartphone e della tecnologia delle App ad essa correlati offre grandi potenzialità.

La app specifica
Il sistema Eversense, ad esempio, è il primo sensore impiantabile per il monitoraggio continuo della glicemia (Cgm), progettato per la rilevazione dei valori di glucosio interstiziale fino a 90 giorni, senza necessità di sostituzione del sensore ogni settimana. Il sistema invia allarmi, avvisi e notifiche relativi ai valori del glucosio visibili in qualsiasi momento su una App, segnalando qualora i livelli raggiungano valori troppo elevati o troppo bassi. E grazie alla presenza di un algoritmo predittivo, avverte il paziente preventivamente di probabili episodi di ipo o iperglicemia. «Lavoriamo costantemente a favore dell’innovazione nel monitoraggio e trattamento del diabete - dichiara Elena Acmet, Medical Affair Manager di Roche Diabetes Care Italia - Questo approccio nasce dall’attenzione che l’azienda pone ai bisogni reali delle persone con diabete, nell’intento di ridurre il peso della malattia per le persone che ne soffrono e le loro famiglie. Continueremo in questa direzione».
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