Non solo Verdicchio: vini delle Marche
spopolano alle "Collisioni" a Barolo

Non solo Verdicchio: vini delle Marche spopolano alle "Collisioni" a Barolo
di Agnese Testadiferro
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Sabato 5 Agosto 2017, 15:45
Il valore delle Marche non passa inosservato. Tripudio di consensi a Barolo durante le degustazioni di Collisioni Progetto Vino 2017, qualche giorno fa. Su sei giorni di full immersion, 90 degustatori provenienti da 15 paesi del mondo hanno dedicato due giornate alle specialità enogastronomiche made in Marche. Consensi e consigli mirati per i produttori del vino presenti al Festival AgriRock che quest’anno ha registrato numeri da record.

Marche grandi protagoniste
Si è confermato il grande interesse per i vini delle Marche, regione che sa affascinare per la capacità di sorprendere nasi e palati grazie alle notevoli ed evidenti differenze che si trovano in uno stesso terroir e che nei calici sanno emergere prorompenti. Un excursus, quello a Barolo, che ha saputo bilanciare le zone dell’entroterra e della costa presentando etichette bianche e rosse, produttori capaci di raccontare la propria storia e una trasparente e travolgente voglia di continuare ad emergere. Tra tutte le regioni presenti, le Marche hanno saputo dir la loro grazie all’ampio spazio ad esse dedicato con, tra tanti appuntamenti, 12 ore di degustazione in due giornate di cui una specifica dedicata al Verdicchio dei Castelli di Jesi e Matelica, un incontro dibattito aperto al pubblico e una cena a cura di Imt. Percentuale alta di momenti dedicati alla regione se si considera che in totale sono state 15 le regioni presenti a Progetto Vino, e 450 etichette degustate.



Evidenti soddisfazioni
«L’edizione 2017 del Progetto Vino di Collisioni è riuscita al tempo stesso a confermare la professionalità e la missione didattica dell’iniziativa curata da Ian D’Agata e a introdurre nuovi importanti elementi che arricchiscono il Progetto, conferendogli personalità. Quest’anno le degustazioni, all’interno del Castello di Barolo, sono state strutturate a tavole rotonde, dando modo di instaurare un’interazione e un dialogo sempre più costruttivo e biunivoco tra produttori ed esperti e lasciando spazio al dibattito - afferma Filippo Taricco, direttore artistico di Collisioni Festival - Proprio dal successo del Progetto Vino, inoltre, è stata inaugurata l’edizione pilota del Progetto Food di Collisioni, un nuovo format che ha attirato grandissimi professionisti dagli Usa e dal Canada alla scoperta delle nostre eccellenze». Presente, in prima linea, l’Istituto Marchigiano Tutela Vini in qualità di partner istituzionale di Collisioni con una presenza massiccia del brand nei vari angoli di Barolo dove dibattiti, talk show e concerti, quali Robbie Williams e Renato Zero, hanno attratto le 100mila presenze. Il progetto continua in terra marchigiana. «Dall’1 al 3 settembre le Marche saranno la meta di giornalisti internazionali specializzati nel vino, sommelier, ristoratori e buyer da tutto il mondo, per una nuova edizione di Progetto Vino», annuncia Alberto Mazzoni, direttore Imt che non nasconde, con il presidente Antonio Centocanti, la positività degli incontri a Barolo «con record in fatto di numeri e nomi di altissimo livello che hanno degustato i vari vini marchigiani».

Elogio al Verdicchio
Sul super Verdicchio il motto ricorrente è stato sempre lo stesso: è un vitigno capace di tutto, versatile, e adatto all’invecchiamento sia con sia senza legno.
«Le Marche oggi producono, con il Verdicchio, alcuni dei migliori e più longevi vini bianchi d’Italia. Quel che colpisce di più a proposito della produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Verdicchio di Matelica è la grandissima costanza qualitativa - osserva Ian D’Agata, direttore creativo Progetto Vino&Food di Collisioni - Bere un vino Verdicchio cattivo è oggettivamente difficile oggigiorno. Il livello è molto alto e molti ormai sono gli esempi dei produttori che raggiungono le vette più alte della produzione di vino di qualità in Italia. Da non sottovalutare l’attitudine all’invecchiamento: bere una bottiglia di 10 anni di Verdicchio dei Castelli di Jesi o Matelica fa capire immediatamente la nobiltà della varietà, la bravura dei produttori in questione e l’unicità dei vini stessi; non sono molti i vini bianchi italiani che reggono così bene un decennio di invecchiamento. Per tutti questi motivi, la produzione di vini Verdicchio nelle Marche si può equiparare tranquillamente alla produzione dei grandi Barolo e Barbaresco in Piemonte, o di Brunello di Montalcino in Toscana».



Mai smettere di comunicare
Chi non conosceva le Marche ha constatato la grande varietà di vitigni autoctoni che andrebbero esaltati ancora di più. «L’importanza dell’agricoltura nelle Marche sta a significare che i coltivatori sono consapevoli del valore della propria terra e dei propri vitigni - afferma Monty Waldin, giornalista specializzato - La consapevolezza si nota anche dall’interesse crescente per il biologico e la biodinamica». Un appello Waldin lo lancia ai marchigiani. «La sfida della Marche non è la diversità o la qualità dei suoi vini, ma la comunicazione. Avete la qualità e sapete lavorare bene, niente vi può fermare!».

Velenosi in primo piano con il suo Rosso Piceno
Spazio dedicato alle produttrici donne con le protagoniste dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino. In degustazione, in cui la bandiera delle Marche è stata portata dalla cantina Velenosi che ha scelto per l’occasione il Rosso Piceno, è emersa l’importanza degli autoctoni. «L’Associazione delle donne del vino vede nei vitigni autoctoni rari, che in Italia sono 800 varietà, un’occasione di crescita economica per le aziende più piccole», ha affermato a Collisioni la presidente Donatella Cinelli Colombini (nella foto). «I vitigni autoctoni rari sono un patrimonio eccezionale, interessano gli stranieri in quanto sono espressioni della più autentica territorialità e sono sempre più presenti nelle carte della grande ristorazione». L’importante è esser consapevoli del proprio valore. «Crediamo - ha aggiunto – che possano diventare un’opportunità di business per numerose cantine italiane guidate da donne». Si calcola che tutte le aziende del vino guidate da una donna hanno almeno una vigna in cui viene coltivata un’uva autoctona, spesso molto rara».



Una squadra forte esalta la degustazione
Tra le etichette in degustazione a Collisioni Progetto Vino 2017 il Verdicchio dei Castelli di Jesi e Matelica con Umani Ronchi, Fulvia Tombolini, Santa Barbara, Casa Vinicola Garofoli, Colonnara, Montecappone, Tenute Pieralisi, Sabbionare, Tenuta di Tavignano, Sartarelli, Bucci, Casalfarneto, Moncaro, La Monacesca, Belisario. Zona della provincia di Ascoli Piceno e Fermo: Velenosi e Terre di Serrapetrona. Il pesarese rappresentato da Di Sante. Zona anconetana: La Calcinara, Piantate Lunghe, Maurizio Marchetti e Moroder. «Le Marche hanno grandi vini e fanno bene a veicolarli attraverso il bianco più premiato d’Italia che possono vantare, il Verdicchio. I produttori fanno tanto, ma è arrivato il momento di pretendere di più dalla politica per agevolare l’accessibilità nella regione Marche», afferma il neopresidente di Unione Italiana Vini, Ernesto Abbona, viticoltore a Barolo con Marchesi di Barolo.
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