L’eroina pesarese che diede la vita
per la causa mazziniana

Sara Levi Nathan
Sara Levi Nathan
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 11 Giugno 2017, 22:14
Parlando di figure femminili straordinarie e coraggiose, che hanno aperto la strada alle donne che aderivano alle lotte politiche e sociali del nostro paese, è impossibile non ricordare Sara Levi Nathan, a tutti nota per essere stata una fervente patriota tanto da aiutare Mazzini durante il suo esilio a Londra (1840) e Lugano (1865). Nel 2011 le fu dedicata, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, una giornata di studi, organizzata dal Parco Nazionale Museo delle Miniere del Monte Amiata, in collaborazione con le autorità locali e l’Università di Firenze. 

Una giornata di studi
Dagli atti di quel convegno nacque un interessante libro dove vengono raccolte le vicende di questa incredibile donna, amica non solo di Mazzini, ma di tanti altri eroi del Risorgimento: una delle figlie (Janet) assistette Mazzini in punto di morte a Pisa, così come aveva fatto, tre anni prima, con Carlo Cattaneo a Lugano.
Sara Levi Nathan, detta Sarina, nacque a Pesaro, l’8 dicembre del 1819 dalla famiglia di Angelo Levi, commerciante, e di sua moglie Enrichetta Rosselli. Saper leggere e scrivere, qualche accenno di musica erano i primi e fondamentali rudimenti che le donne ricevevano all’epoca. 

Una famiglia semplice
Una famiglia semplice in un contesto assai morale, ove le idee erano ristrette e, quando la madre morì, Sarina, insieme a sua sorella Gentile, fu mandata dal padre, che voleva risposarsi, a Modena da due signore che avrebbero dovuto seguire la loro educazione. Quando Gentile fu promessa in sposa, Sarina fu mandata da un cugino (Emanuele Rosselli) a casa del quale conobbe il suo futuro marito Meyer Nathan, un tedesco naturalizzato a Londra. Sarina era molto bella, così come la descrive la figlia Giannetta in un prezioso manoscritto, e Meyer se ne innamorò. La differenza di età è notevole: lui ha 35 anni e lei solo 15. Sara aveva un grande senso del dovere, ma quel matrimonio non offusca affatto la vita che poi avrebbe seguito: già quindicenne dimostrò una grande voglia di vivere la vita e di conoscere il mondo. Si trasferirono a Londra. Ebbe 12 figli, a distanza di un anno e mezzo l’uno dall’altro, tranne per gli ultimi due. Tra loro Ernesto che divenne sindaco di Roma e, oltre a risanare il bilancio comunale, riuscì a sostenere la scolarizzazione e la laicità delle Istituzioni pubbliche. 

La svolta nel 1837
La svolta nella vita della dolce Sarina avvenne nel 1837, quando conobbe Giuseppe Mazzini in casa di uno dei suoi cugini Rosselli a Londra. La stessa Giannetta descrive questo incontro come «magico», come un evento eccezionale: «Sara non aveva incontrato un uomo, ma un santo». I concetti di libertà colpirono il suo animo gentile che sapeva apprezzare il bene e metterlo in pratica, da quel giorno non solo per la sua famiglia, ma anche rispetto al mondo. La patria, l’educazione come mezzo di riscatto, unite all’attenzione verso i più deboli che necessitano di protezione, erano sentimenti che Sara aveva già innati. Il suo entusiasmo contagia tutta la famiglia: persino suo marito, tedesco naturalizzato suddito inglese, inizia ad amare l’Italia e la aiuterà a sostenerla finanziando i progetti ed aiutando gli esuli. Dal 1848 Sara diviene parte attiva e determinante del movimento politico mazziniano, dedicandosi sapientemente ai doveri politici senza trascurare gli impegni famigliari.

La morte del marito
Il 4 agosto del 1859 Sara resta vedova, a soli quarant’anni, con 12 figli: David, il più grande, ha quasi 20 anni e Beniamino pochi mesi. Membro del Partito d’Azione, con l’eredità del marito, finanzia Mazzini e le attività insurrezionali. Non si perde d’animo, decide di tornare in Italia per la figlia Giannetta che necessita un clima più mite e si sistema a Pisa, dopo aver trovato un’adeguata sistemazione a Londra per 5 dei suoi figli, i due più grandi ed i tre più piccoli. 
Sara intuisce che quel momento è importante per la sua patria: riconosce nell’educazione, delle madri e dei figli, la salvezza della famiglia e, contemporaneamente, si applica per divulgare il pensiero mazziniano pubblicando le sue opere dopo averne ottenuto i diritti. Si trasferisce a Roma nel 1873, dove si dedica a numerose iniziative educative, filantropiche e sociali, tra cui la fondazione della scuola elementare Mazzini. Apre anche una casa per prostitute, l’Unione benefica, per prevenire la prostituzione, offrendo, a ragazze indigenti o in difficoltà, alloggio, mezzi e possibilità di lavoro. 
 
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