Storia di Margherita, la regina dei salotti
romani arrivata da Camerino

Margherita Sparapani Gentili
Margherita Sparapani Gentili
di Antonio Luccarini
4 Minuti di Lettura
Domenica 2 Luglio 2017, 16:30
La recente pubblicazione di un coinvolgente romanzo che la vede intrigante protagonista “Il casino di campagna” (prova d’esordio letterario di un insigne magistrato marchigiano, Vincenzo Luzi) ha riportato l’attenzione su una affascinante figura femminile, nata a Camerino nel 1735, che esercitò un ruolo di primo piano, nella seconda metà del Settecento, all’interno della vita culturale romana. Si tratta della marchesa Margherita Sparapani Gentili Boccapadule immortalata nel ritratto che fu realizzato nel 1777, proprio nel momento in cui la donna stava dominando la vita mondana ed artistica della scena romana, dal pittore francese Laurent Pécheux. 

La porta di accesso
Il dipinto costituisce ancor oggi la più facile porta di accesso per la comprensione di una personalità, complessa quanto seducente, originale quanto spregiudicata, quale apparve agli occhi dei suoi contemporanei: Pécheux la volle ritrarre proprio all’interno del gabinetto scientifico, a metà strada tra il museo e il laboratorio di storia naturale , che lei stessa aveva fatto allestire nella sua bella dimora romana. Anche se la marchesa pubblicamente amava sottolineare che tutto il suo smodato ed incontenibile amore per ogni tipo di conoscenza, fosse stato rivolto agli studi scientifici o a quelli artistici e letterari, non si era mai di fatto tradotto in una applicazione costante e in una produzione fattiva e rigorosa. 

Più seduttiva che avvenente
Più seduttiva che avvenente, vestita elegantemente con un abito vistoso e con una elaboratissima acconciatura sul capo, Margherita aveva conquistato a poco a poco il ruolo di “regina incontrastata dei più vivaci salotti romani” sin da quando, alla morte del padre, dopo aver lasciato assieme alla madre Costanza la fin troppa tranquilla Camerino, aveva raggiunto nella Capitale i potenti zii materni Saverio e Filippo Gentili,rispettivamente cardinale prefetto della Congregazione del Concilio e comandante del corpo di guardie pontificie. Quale nipote, amatissima e protetta da entrambi ricevette, infine, un’imponente eredità veramente cospicua per la quantità di possedimenti terrieri e di beni immobili nelle Marche -tra cui il predio di Camerino al centro del romanzo citato- nel Lazio e soprattutto a Roma. Dopo che fu annullato, per decreto di interdizione del marito (accusato di essere un dissipatore del patrimonio famigliare), il matrimonio fra Margherita e Giuseppe Boccapadule, l’ intraprendente marchesa si ritenne libera di gestire da sola la propria vita e di fare scelte autonome anche in ambito sentimentale. 

La bella dimora
La sua principesca dimora romana- Palazzo Gentili fa ancor oggi bella mostra di sé - divenne centro di accoglienza ed ospitalità dei migliori ingegni del tempo, da quelli che si distinguevano per ardite speculazioni filosofiche a quelli che trionfavano nelle arti come Piranesi e Canova. Nel 1767 Margherita incontrò finalmente l’uomo della sua vita, uno dei più audaci e spregiudicati esponenti del pensiero illuminista italiano, il conte Alessandro Verri, originario di Milano, e con lui iniziò una relazione che contemplò, nella sua lunga parabola temporale- circa 49 anni- momenti di ardente passione ed affinità sentimentali, ma anche di tedio e di fastidio “come per una rugginosa catena”. Nonostante i pontefici dell’epoca avvertissero le idee dell’illuminismo come esiziali per l’osservanza dei valori cristiani, e la coppia fosse continuamente posta sotto costante sorveglianza, non tanto per ragioni di ordine morale, quanto per pericolosità di tipo politico, Margherita e Alessandro furono punti di riferimento insostituibili per la diffusione delle novità filosofiche ed estetiche che stavano circolando in Europa. 

Le Notti romane
Alessandro, tra l’altro, scrivendo le “Notti romane” in cui immaginava di dialogare con i grandi della classicità perduta, era divenuto lo scrittore più pubblicato e letto di quegli anni, in cui si stavano preparando, nonostante il richiamo fortissimo della civiltà del passato, gli scenari ideologici delle grandissime rivoluzioni politiche e sociali che di lì a poco sarebbero scoppiate in Europa. La stessa Margherita non abbandonò mai, anche nell’avanzare implacabile del tempo, la voglia di approfondire e di conoscere il mondo della natura e dell’arte: nel 1793 iniziò un lungo viaggio nell’Italia settentrionale, scrivendo un diario di viaggio intitolato “Indice delle cose principali registrate nel viaggio in Italia”. Due anni dopo completò il tour toccando i paesi del nostro meridione. Si spense a Roma nel 1820, quattro anni dopo la morte del suo Alessandro.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA