La ribelle Flavia Guideorocchi
fanciulla guerriera salvata dalla Sibilla

La ribelle Flavia Guideorocchi fanciulla guerriera salvata dalla Sibilla
di Laura Ripani
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Lunedì 4 Settembre 2017, 13:28
Doveva essere proprio una gran donna, Flavia Guiderocchi se di lei si ricorda che fu una “fanciulla guerriero”. Eppure la sua Ascoli - tranne una delle ruette del centro storico, non è che la ricordi con grandi squilli di tromba se non è stata capace neppure di dedicarle un’effige, un quadro, una statua. Ci piace pensare che non se la prenda a male, o al massimo, che con il suo piglio altero guardi un po’ dall’alto in basso questi suoi conterranei mentre riserverà di certo un moto d’orgoglio per il bel libro “La pelle di gelida luna” che, sola, Rosanna Di Marco Liberi le ha voluto dedicare insieme alle “Età di Flavia”.

I natali
Lo scrive nella prefazione anche il professor Stefano Papetti, direttore della pinacoteca civica, che nel XV secolo le donne non erano certo ascoltate né contavano in questa città severa, dilaniata da profonde rivalità e da contrasti tra le fazioni. Insomma, alle giovani, seppur di famiglia agiata, toccava manco a dirlo stare un passo indietro sperando che l’alto lignaggio aprisse loro le porte di nobili nozze. Basta così. Per fortuna a Flavia non fu riservato medesimo trattamento. E non è escluso che vi abbia messo lo zampino quella Sibilla, non troppo distante, alla quale sua madre si era rivolta per avere salva la vita ché la bambina si era ammalata e rischiava la pelle. Quella gelida, si diceva, di donna fiera consapevole di essere una privilegiata dalla possibilità di studiare ma anche grazie a una volontà trasgressiva che non la rendevano simile alle altre. Magari tutte impegnate a ricamare in vista del corredo. Ma, come è facile immaginare, non basta essere in gamba, ci vuole anche l’occasione per dimostrarlo. Per una donna specialmente che la fortuna se la deve andare a cercare. Ed ecco che il padre, fiero uomo d’armi e stimato magistrato, Tommaso Guiderocchi, le mise l’arma in mano, in tutti i sensi.



L’educazione
La allevò come un primogenito, visto che quello vero sarebbe arrivato molti anni dopo la sorella. Ma il più era dunque già fatto e Flavia addestrata all’esercizio militare. Anzi una sorta di sparring partner per il prestigioso genitore al quale resta sempre accanto. Tra le notizie certe sul conto di entrambi, infatti, risulta che la giovane Flavia ci fosse durante il lungo viaggio verso Napoli per implorare la scarcerazione del fratello Astolfo.

La presa di Colonnella
Ma soprattutto era lì, armi in pugno, quando ci fu la presa di Colonnella meritandosi anche gli apprezzamenti dei soldati comandati dal padre che certo non avrebbero accettato una ragazzetta tra i piedi se non fosse stata all’altezza dell’arduo compito. Un’eroina che si permise il lusso di entrare in città sul carro trionfale, portando con sé un prigioniero illustre della nobile casata degli Acquaviva. Ma non paga di aver dato già abbastanza “scandalo” la fanciulla si permette di partecipare anche ai giochi cavallereschi, organizzati i onore di Sant’Emidio. Non si chiamavano Quintana, ancora, ma la sua straordinaria maestria a cavallo infiammava i cuori degli spettatori che dovevano essere già all’epoca parecchi. Vedere una donzella così preparata doveva essere uno spettacolo mai visto anche perché Flavia era sempre in grado di attrarre, anche l’amica Menichina Soderini che la sosteneva nelle sue performance. Ma non si sta insinuando che ci fosse del tenero. Anzi, una ribelle come Flavia doveva inventarne un’altra delle sue anche nella vita privata. E fu proprio l’amore a farla “cadere da cavallo” o, se non altro a renderla più tranquilla. S’innamorò - e come poteva essere altrimenti - di un giovane cavaliere che spezzò la sua vita pubblica per sempre. Tornò ad atteggiamenti meno belligeranti e più accomodanti, mise da parte quella passione che l’aveva portata a ottenere quanto mai a una donna era stato concesso.



Il quadro
Sullo sfondo della sua storia, in parte romanzata ma non sempre lontano dal vero, la Ascoli del 1400, non solo con le sue schermaglie tra personalità eminenti ma anche luogo di approdo di Carlo Crivelli che ancora con il suo insuperato Polittico conservato in Duomo rappresenta lo splendore dell’arte figurativa locale. Ai suoi dipinti, peraltro, si ispira anche la moderna Quintana dove ritroviamo proprio il personaggio di Flavia insieme a quello della sua fida Menichina.
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