Daniela Barbaresi, lady sindacato
La pasionaria lontana da riflettori

Daniela Barbaresi
Daniela Barbaresi
di Silvia Sinibaldi
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Lunedì 26 Giugno 2017, 15:59
È un’esplosione di energia e passione che ridà corpo e senso a parole antiche come militanza, come schierarsi. Daniela Barbaresi, vent’anni di storia in Cgil, oggi al vertice del sindacato regionale, se le chiedi dove abita non ha dubbi: «Sull’A14». Perché come ripete spesso nel sindacato ci stai per passione, ci stai perché la dignità del lavoro è al centro della tua passione politica, ci stai perché ti porta tra la gente, ti sommerge di storie, ti arricchisce e nutre valori fondamentali come la solidarietà e la giustizia. «Per me la politica non è vita di partito né pratica amministrativa, per me è tutela, difesa del più debole, capacità di progettare il futuro, di incidere sulla vita reale».



Cosa farò da grande
Del resto Daniela, nata a Fermignano, liceo e università a Urbino, aveva 27 anni quando decise cosa fare da grande. «Mi sono laureata in Legge e già frequentavo il sindacato. Un collega mi sorprese dicendo che mentre un giurista interpreta il mondo, un sindacalista lavora per cambiarlo». Riflessione che colpì al cuore la giovane Daniela trasformando i suoi dubbi in una vera e propria opportunità, ovvero coniugare i suoi studi con la sua passione. «Sono stati anni molto belli e intensi, ricordo con entusiasmo il duemila, al fianco dei metalmeccanici: un periodo difficilissimo eppure straordinario, un periodo in cui ho capito cosa sia la dignità del lavoro. L’ho capito ascoltando gli operai, il loro attaccamento all’azienda, il loro rivendicare proprio attraverso il lavoro, il diritto di essere parte dell‘ evoluzione di un’impresa. Mi sono innamorata di quell’impegno e di quella dignità».
Mentre il mondo del lavoro si complica, disperso nella molteplicità dei contratti, nella restrizione dei diritti, nella precarietà della vita il sindacato anche nelle Marche resta una realtà di grande peso: 186 mila iscritti alla Cgil, 400 mila iscritti alle sigle confederate in una regione che conta un milione e mezzo di abitanti. «Con la devastazione della crisi di questi anni, un terzo degli iscritti al sindacato è senza lavoro anche se, persino in un tessuto imprenditoriale come il nostro fatto sostanzialmente di piccole aziende, l’innovazione e la tecnologia stanno aprendo nuovi orizzonti di sviluppo».

Competenze, altro che tagli
«Questo sviluppo - continua - deve basarsi sulla valorizzazione delle competenze dei lavoratori ma è proprio la politica nazionale a incagliarsi invece sui tagli ai costi del lavoro come unica soluzione alla crisi. Invece è necessario un passo avanti uno sforzo comune per arrivare a definire il corpo di diritti universali dei lavoratori». Così tutto d’un fiato: per Daniela Barbaresi raccontarsi è raccontare il suo lavoro. Un percorso a ostacoli anche entrare nella sua vita privata - lei riservatissima - anche perchè con suo marito Claudio Uguccioni (ultimo sindaco di Saltara oggi parte del nuovo comune Colli al Metauro) condivide in tutto e per tutto la passione politica. «Ci ha presentati Giuliano Giampaoli (all’epoca segretario provinciale della Cgil pesarese) e la nostra prima uscita insieme è stata all’insegna della passione politica e sindacale. Ci siamo subito accorti di avere tanto in comune. Lei vuole chiedermi se ho figli. No, non ho figli anche se non ho né ostacolato né forzato la natura per averli. Non ne sento la mancanza perché la mia vita è farsi carico dei problemi degli altri, è promuovere rapporti solidali, accompagnare la vita lavorativa di migliaia di persone. In questo esprimo una mia forma di maternità». Poi sorride tentata di aggiungere qualcosa. Su, coraggio.



Lula la divina
«Io e Claudio abbiamo una cagnetta, una meticcia di mezza taglia che è il nostro grande amore. Si chiama Lula e rende ogni nostro giorno migliore». A parte il tempo trascorso in autostrada Daniela vive a Fano, in una casa con un giardino che è davvero la sua passione profana. «Sì ogni momento libero lo passo lì a curare i miei fiori e le mie piante, a farne un posto accogliente» mentre Lula le scodinzola intorno. Ma non solo: se l’hobby è il giardinaggio la grande sfida è il bricolage. «Effettivamente tutto l’arredo del mio giardino è stato realizzato da me utilizzando solo bancali. L’abilità manuale mi affascina e anche se l’esito dei miei lavori non soddisfa la mia voglia di precisione e il mio senso estetico, ne sono molto orgogliosa».

Talento di famiglia
C’è una ragione storica che spiega la severità del giudizio di Daniela sui suoi manufatti ed è legata a suo padre. «Sì, era un falegname di grande talento, capace di realizzare di tutto con una precisione, un’efficacia e una bellezza di rara frequenza. Ma anche mia madre aveva grandi abilità manuali e certamente da loro due ho ereditato il piacere di usare le mani e creare oggetti». Se il tempo libero si trascorre in giardino qual è il tempo dedicato allo shopping? Ride di gusto come di fronte a una domanda assurda e divertente.

No look, sì book
«Non sono donna capace di dare soddisfazioni a negozianti, tantomeno a parrucchiere ed estetiste. Non ho particolare interesse per il look, la moda, annessi e connessi. Ho un’amica che fa la parrucchiera, la vado a trovare ogni due o tre anni, per il resto mi arrangio da sola. Ma non è una questione di età, anche da ragazzina la moda non mi interessava più di tanto. Tengo ovviamente a sentirmi adeguata anche nell’abbigliamento, rispetto alle occasioni e alle persone che incontro ma è una fatto di sobrietà più che di estetica».

Come quando fuori piove
Certo che la brutta stagione non invita al giardinaggio e allora nel tempo libero torna in auge il divano con un bel libro o un bel film. «Adoro leggere e vorrei avere più tempo per farlo. Mi infastidisce leggere poche pagine a distanza di tempo e allora inizio la lettura di un nuovo libro solo quando so di avere tempo da dedicargli. Mi appassionano i romanzi in generale benché abbia una vera predilezione per i thriller. I miei preferiti? La trilogia Millenium di Stieg Larsson e Il giardiniere tenace di John le Carré. Capolavori. Ho gli stessi gusti anche in fatto di cinema, anzi per me la tv è il cinema visto che l’accendo quasi esclusivamente per guardare film. Anzi, a parte l’informazione, c’è un canale per me gettonatissimo: è Rai Storia. La storia altra mia grande passione».
La conversazione tocca inevitabilmente le questioni di genere. «C’è molto da fare e siamo ancora lontane dall’effettiva parità. Abbiamo fatto grandi passi avanti ma rischiamo di fare come il gambero. È una questione di cultura». Con le donne sul lavoro? «Complessivamente rapporti molto buoni sia all’interno della Cgil che nel lavoro in generale. Ricordo una bella stagione di collaborazione e progettualità con donne impegnate su diversi fronti. Penso a Ilva Sartini, a Simonetta Romagna, Camilla Fabbri, Cristina Ugolini».
Crede in Dio? «Sono atea e mi auguro per questo Paese una riscoperta della laicità come valore e come rispetto delle persone. Ne abbiamo bisogno».  
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