L'immensa Valeria Moriconi
indomabile leonessa sulle scene

Valeria Moriconi
Valeria Moriconi
di Antonio Luccarini
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Domenica 10 Settembre 2017, 12:43
Se si può individuare una presenza costante, quasi una freccia direzionale, nel complesso quanto affascinante itinerario artistico ed esistenziale attraversato da Valeria Moriconi (Jesi1931- Jesi 2005), questa va individuata nell’attrazione esercitata, nella costruzione del sé, dall’idea della sfida. Il mondo greco, con il termine eudaimonia, associava l’ascolto incondizionato della propria natura al raggiungimento della felicità. E per Valeria Moriconi rinunciare alla sfida del destino, che dava direzione al suo modo di vivere, equivaleva a mortificare e ferire propria la sua stessa spinta vitale. 

Il comandamento più forte
Il comandamento più forte di ogni altro imperativo era sempre stato quello che ordinava di inseguire, ad ogni costo, il proprio sogno ,anche quello più difficile da realizzare. Da bambina si era innamorata dell’immagine di un giovane bello nella sua uniforme di ufficiale di Marina, Aldo Moriconi-Valeria, nata Abbruzzetti, nella sua carriera di attrice volle utilizzarne il cognome- e quando, anni dopo, lo aveva ritrovato, per caso, nella sua strada, nel 1947,dopo un brevissimo fidanzamento, volle diventarne la moglie, nel 1951. Ma, nonostante fosse innamoratissima di suo marito, il destino di giovane bella agiata signora borghese le andava stretto. 

Così anche per Aldo e Valeria
E così Aldo e Valeria, entrambi per sfuggire all’asfissia di un’esistenza già tutta scritta e preordinata, nel 1952, finirono per lasciare la natia Jesi, stabilendosi a Roma alla ricerca di nuovi affascinanti percorsi professionali: lui inseguendo l’avventura della pittura, lei quello altrettanto difficile, della recitazione. Mentre Aldo Moriconi faticò a mettersi in evidenza nel palcoscenico, affollatissimo, della pittura, Valeria, invece, si fece strada in poco tempo nel mondo del cinema. Piccoli ruoli, in verità, ma in pellicole come “La spiaggia” di Lattuada , “Miseria e nobiltà” di Mattioli, “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo” di Bolognini, “Gli anni che non ritornano” di Allegret. Partecipazioni marginali che potevano accontentare delle starlette in cerca di notorietà, ma non un’attrice con le sue straordinarie doti interpretative. Come il passaggio di luminosità diverse è capace di trasformare gli aspetti oggettivi di un paesaggio, accendendo, di volta in volta, colori differenti e mutandone la visione complessiva,così sul suo volto mobilissimo, sentimenti ed emozioni dei personaggi interpretati, si traducevano in intensissime quanto eterogenee espressioni. 

Un’attrice straordinaria
Era un’attrice di straordinaria capacità empatica che le permetteva di entrare in perfetta adesione nel personaggio recitato. Uno dei primi ad accorgersi delle sue doti fu il grande Eduardo De Filippo che nel 1957 la volle nella sua compagnia. Pur continuando a lavorare per il cinema, Valeria avvertì che il suo vero spazio d’attrice non era costituito dal set televisivo o cinematografico, ma dal palcoscenico e sotto la guida di un autentico maestro come Eduardo l’attrice jesina entrò nel grande teatro come una nobile “dama di corte” e finì per prenderne possesso come una vera e propria regina della scena. Dai trionfi accanto al mitico commediografo napoletano-splendida fu la prova offerta come Margherita nella celebre “Chi è cchiù felice ‘e me”- Valeria proseguì, con successo crescente, alla volta di prestigiosi traguardi accanto ai registi più acclamati del nostro teatro, da Franco Enriquez- al quale al di là del forte sodalizio artistico, tra l’altro, fu sentimentalmente legata per moltissimi anni- a Visconti, da Strehler a Cobelli,da Guicciardini a Castri, da Trionfo a Ronconi, da Scaparro a Muzi, da Gregoretti a Vacis. 

La rilettura dei classici
Un itinerario che ha sempre previsto oltre la rilettura dei classici, l’innovazione dei linguaggi e la sperimentazione nell’agire scenico: sempre e comunque la sfida per rompere la linea dell’orizzonte ed aprire nuove possibilità per la vita del teatro. Nel corso della sua strepitosa carriera che l’ha portata ad esibirsi, anche all’estero, nei più prestigiosi palcoscenici, dalla Russia all’America, Valeria Moriconi è riuscita ad interpretare più di duecento personaggi femminili- per essere precisi anche uno maschile in “Rosencrantz e Guildenstern sono morti”- conferendo nuova vita a creature letterarie già celebri come i personaggi di Goldoni, di Shakespeare, dei grandi tragici della classicità o tenendone a battesimo dei nuovi scritti per il teatro contemporaneo. 
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