Missili. Ne servono tanti, e subito, all’Ucraina per difendere le città dai bombardamenti russi. «Abbiamo i Patriot, abbiamo i sistemi antimissile, dobbiamo tirarli fuori dai magazzini e inviarli in Ucraina». È un appello ruvido, quello dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell dal G7 di Capri. Fa il paio con la richiesta di aiuto all’Italia lanciata lì, sull’isola al largo di Napoli, dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «La priorità numero uno è la difesa aerea, sono i Patriot americani e il Samp/T, il sistema di difesa aerea franco-italiano», spiega l’inviato di Zelensky tra una pausa e l’altra del vertice dei grandi d’Occidente presieduto a Capri da Antonio Tajani. «Ci concentriamo su di loro per una semplice ragione: sono gli unici sistemi capaci di intercettare i missili balistici russi», rincara.
L’APPELLO
Si rivolge a Roma, l’Ucraina ferita da due anni di guerra con Vladimir Putin.
A marzo, la Difesa italiana ha ritirato la batteria posizionata al confine slovacco un anno fa, per liberare e inviare in Ucraina i Patriot americani dispiegati sul confine della Nato. Un rientro previsto, hanno spiegato da Roma. Ma il presidente slovacco (e filorusso) Robert Fico, irritato, ha dato un’altra versione: «Ne hanno bisogno in un altro posto». I grandi eventi remano contro Zelensky. Non solo in Italia: anche in Francia non c’è una batteria Samp-T che si possa ad oggi smobilitare, perché sono già dispiegate per le Olimpiadi di luglio e a protezione delle centrali nucleari. Un ombrello quasi infallibile - il raggio di azione è di cento chilometri, ma la precisione è massima nei primi venticinque - e per questo indispensabile per le città ucraine sotto tiro. La linea politica a Roma non è mai cambiata. Da Bruxelles, al Consiglio europeo, Meloni ha ribadito lo sforzo: «Faremo il possibile». Il nono pacchetto di aiuti militari è in fase di preparazione e conterrà anche equipaggiamento per la difesa aerea. Ma niente Samp-T.
LO SFOGO
C’è un altro problema: l’industria. Ieri il ministro della Difesa si è sfogato contro i produttori - in cima alla lista c’è Mbda, anche se non fa nomi - che vanno troppo a rilento. «Sono arrabbiato, l’Italia ha ordinato sistemi Samp-T due anni fa, l’industria che ha la commessa dice che li consegnerà fra tre anni: pensate si possa difendere il Paese con questi tempi?». L’allarme ha un antefatto. La pioggia di missili e droni iraniani contro Israele - abbattuti dal formidabile sistema Iron dome e dalla contraerea - ha fatto sussultare i Paesi Nato. «Se succede da noi, siamo pronti?», la domanda ricorrente tra i vertici militari. È una fase critica, per l’Ucraina e per l’Europa alle prese con i suoi limiti politici e industriali. Un ombrello solo non basta per tutti.