Il pool tecnico
Mentre il pool di architetti e ingegneri che ha ricevuto l’incarico sta apportando gli ultimi ritocchi al progetto finale, gli amministratori e i tecnici comunali fanno sopralluoghi. Ieri mattina nella piazzetta sul retro del San Domenico, in via Giordano Bruno, si sono incontrati l’assessore al Fare Riccardo Pozzi, l’ex capo di gabinetto Franco Arceci, che segue le grandi opere in vista della Capitale della cultura 2024, e i responsabili dell’ufficio lavori pubblici. Tutti con gli occhi puntati sul blocco a tre piani, quello più antico ricoperto da teloni e ponteggi, che diventerà la sede del nuovo campus universitario, una sorta di polmone culturale.
«Il Comune sta mettendo a punto i dettagli del progetto esecutivo per avviare la gara del recupero - spiegava Arceci dopo l’incontro -, abbiamo fatto un sopralluogo per alcune verifiche dei dettagli tecnici e del rapporto con i proprietari dei locali affacciati sul fronte di via Branca. Si tratta di coordinarci per i lavori di ampliamento della gioielleria Bartorelli e l’allestimento dei locali ora di proprietà dell’orafo Perlini che, in permuta, ha dato al Comune un negozio vicino a Casa Rossini».
Trovare la quadra
Dopo aver trovato la quadra per il trasferimento del Mercato delle erbe, che per tre anni si sposterà nel cortile di palazzo Gradari in via Gavardini, bisogna ora definire la partita con i vicini di via Branca. «I lavori di ristrutturazione del San Domenico non mi danno alcun problema - commentava Paolo Bartorelli che nell’atelier è rivenditore di Rolex e Cartier -, ho tanto da pensare per il mio negozio.
L’altro fronte
Per consolidare e mettere in sicurezza capitelli, stucchi e pilastri è stata richiesta una sorta di prova generale di restauro, affidata a un ingegnere che coordina la progettazione e l’esecuzione dell’intervento conservativo. «Due colonne sono ingabbiate in una struttura lignea di protezione nell’entrata - spiegava Roberto Malini del comitato “Pesaro città d’arte e cultura” che ha realizzato un reportage fotografico sul San Domenico -, il portale gotico risale ai Malatesta ed è sorprendentemente dotato di bancomat, il convento è della fine del XIII secolo. Le colonne “a ridosso” si trovano invece nella parte interna del chiostro. Tutto da restaurare a regola d’arte, secondo le linee guida della Soprintendenza. Un gioiello del medioevo pesarese troppo a lungo dimenticato. Il luogo è straordinario, ma dominano la confusione e l’abbandono. L’auspicio è che si realizzi uno spazio aperto al pubblico, ai turisti e agli studiosi, valorizzato nella sua unicità».