L'ex direttore del Pronto soccorso: «Mi dimetto da Marche Nord, la crisi ormai è irresolubile»

L'ex direttore del Pronto soccorso di Marche Nord, Umberto Gnudi
L'ex direttore del Pronto soccorso di Marche Nord, Umberto Gnudi
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 25 Marzo 2022, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 21:05

Dottor Umberto Gnudi, dopo aver guidato per quasi due anni il Pronto soccorso nello tsunami della pandemia come direttore facente funzioni, ruolo in cui dal 15 febbraio scorso è stato sostituito da Giancarlo Titolo, ieri alle 11 ha presentato all’ufficio del personale le sue dimissioni dall’azienda Marche Nord. Perché lo ha fatto?
«Avevo accettato a suo tempo un incarico della direzione e mi sentivo perciò responsabile verso la direzione in primis e verso il gruppo dei miei colleghi, che teneva che fossi io ad assumerlo. La direzione poi ha fatto un’altra scelta, legittima, da cui discende che la fiducia che c’era due anni fa nei miei confronti ora non c’è più. Mi hanno detto che non si può andare in Paradiso a dispetto dei santi. Ed è vero. Perciò ho tratto le mie conclusioni».


Cosa pensa che abbia cambiato l’atteggiamento della direzione? Le critiche che ha espresso a fine 2021 per le precarie condizioni operative e logistiche del Pronto soccorso?
«Non lo so, non credo che ciò possa essere imputato a un peggioramento della qualità del nostro lavoro, perché questo non c’è stato. Una volta che mi sono dato questa risposta il resto è al di fuori del mio controllo».

A caldo, dopo la nomina di Titolo, che era responsabile del Pronto soccorso di Fano, lei disse di sospettare che sulla scelta potesse avere avuto un peso il suo sfogo sui social contro i no vax. Lo conferma?
«No, non credo che quello sia stato il fattore discriminante, per altri motivi sono risultato non gradito a diverse persone che hanno espresso il loro parere, il quale è stato ascoltato».

Dopo la nomina di Titolo sono stati istituiti nei reparti di Marche Nord 22 posti letto di osservazione breve intensiva ed è stata attivata la charging room per la continuità assistenziale. Queste misure per ridurre il lungo stazionamento dei pazienti potevano essere assunte prima?
«Direi di sì. Queste erano misure che chiedevo da tempo, almeno dalla primavera 2021».

Alla sua sostituzione la reazione di medici e infermieri del reparto di Pesaro fu: “Questo è un ko per tutti”. Adesso qual è il clima?
«Mi sento di dire che non può essere considerato migliorato».

A dicembre l’assessore regionale Saltamartini annunciò l’arrivo di 13 medici al Pronto soccorso di Marche Nord per sopperire alle carenza di organico. Quanti ne sono arrivati?
«Ancora nessuno: 0 sui 5 chirurgi assunti da destinare anche al pronto soccorso, e, da aprile, forse 1 specialista di pronto soccorso sugli 8 attesi dal concorso regionale, al quale si sono presentati solamente 4 candidati».

Tra pensionamenti e uscite si prevedeva la presenza in servizio al Pronto soccorso tra due mesi di 22 medici rispetto ai 40 del dicembre 2020. Ora forse arriva un medico ma se ne va lei. Altri la seguiranno?
«Non lo so, sono scelte personali.

Ai miei colleghi ho detto che dopo due anni passati a fare scelte per il bene del gruppo e dell’azienda Marche Nord avrei fatto delle scelte per il mio bene. La decisione di licenziarmi è molto dolorosa perché tra medici e infermieri ho dei carissimi amici con cui lavoro bene e con cui ho veramente affrontato delle situazioni incredibili. Ma le condizioni sono peggiorate un po’ per tutti. Quindi non mi stupirei se ci fossero altre uscite».

La mancata programmazione nazionale della formazione medica è questione nota, ma ci sono anche responsabilità locali, dell’azienda o della Regione, per questa situazione di emergenza a Marche Nord?
«I problemi macro per la carenza di medici, disconosciuti per decenni, sono sotto gli occhi di tutti. Perciò sarebbe stato necessario mettere in atto dei correttivi a livello regionale e locale, ma non è stato fatto un granché. Quindi le responsabilità sono distribuite tra tutti. La giustificazione non può essere: facciamo i concorsi ma non viene nessuno. C’erano altri strumenti chiesti più volte non attivati, salvo un tentativo in questa fase che risulterà tardivo. Io credo che la crisi ora sia irresolubile».

Cioè quello che si fa ora per ridurre il disagio al Pronto soccorso avrebbe dovuto essere fatto prima quando avrebbe dato risultati, trattenendo il personale?
«Sì, la valutazione è questa, perché tra i medici ora il posto fisso non ha più il valore di 20 anni fa quando vigeva la regola che a esso non si rinunciava mai. Adesso le possibilità che ci sono sul mercato sono tali e tante che fare il medico ospedaliero è una scelta innanzitutto concettuale, che non porta una qualità di vita migliore e guadagni maggiori. Continuare ad applicare decisioni calate dall’alto e prese spesso per dimostrare il proprio potere piuttosto che per fare funzionare un sistema non dà risultati. Era stata fatta una riunione il 28 dicembre tra direzione generale e medici e infermieri del Pronto soccorso di Pesaro e Fano. Il messaggio chiaro passato fu che una buona parte del gruppo era ancora a lavorare a Marche Nord solo perché c’ero io e non sarebbe rimasta senza di me. Era legittimo non ascoltare quel messaggio ma era impensabile credere che ciò non avrebbe avuto conseguenze».

Tra preavviso e ferie da godere lei resterebbe dipendente di Marche Nord sino a fine anno, poi che farà?
«Sinceramente non lo so, ho del tempo per pensarci e verificare cosa succede. Vedrò, ormai sono sul mercato».

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