Salta l'ospedale a Fosso Sejore
La legge esclude il project financing

Il rendering dell'ospedale a Fosso Sejore
Il rendering dell'ospedale a Fosso Sejore
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 29 Aprile 2016, 18:24 - Ultimo aggiornamento: 20:57
PESARO - Salta il progetto dell'ospedale unico a Fosso Sejore per effetto del nuovo Codice degli appalti. La legge riformata impedisce di ricorrere ai capitali privati del project financing per realizzare un ospedale.

Il rilievo è del principale esperto di appalti pubblici,  l'ingegnere Ivan Cicconi, direttore dell'Istituto per  l'innovazione e trasparenza degli appalti e la  compatibilità ambientale (Itaca), che è un'associazione  federale delle Regioni. «Le norme transitorie sono  chiarissime - afferma l'ingegner Cicconi, invitato a un  incontro pubblico a Fano il 6 maggio dalle associazioni  che hanno promosso la manifestazione di protesta a Fosso  Sejore per il 15 maggio -: all'ospedale unico di Pesaro  e Fano si deve applicare il nuovo codice degli appalti,  che esclude la finanza di progetto per opere pubbliche  come questa; l'operazione non si può fare».

In particolare, questo è l'effetto del combinato disposto della disposizione transitoria (articolo 216,  comma 1, decreto legislativo 50/2016), che stabilisce  come il nuovo Codice degli appalti si applichi ai bandi di gara pubblicati dopo l'entrata in vigore della legge  (come sarebbe quello dell'ospedale unico), e della norma  sul rischio economico finanziario (articolo 165, comma  1), secondo la quale nei contratti di concessione (qual  è il partenariato pubblico privato) «la maggior parte  dei ricavi di gestione del concessionario proviene dalla  vendita dei servizi resi al mercato».

Ciò significa che  ai capitali privati della finanza di progetto si potrà  ricorrere solamente per realizzare opere pubbliche  autoremunerative. E' il caso di maxi parcheggi,  autostrade, reti di distribuzione del gas o anche  impianti sportivi e porti turistici, la cui gestione,  affidata per un ventennio al partner privato, generi  ricavi da tariffe degli utenti capaci di ripagare  totalmente o in modo prevalente l'investimento. Non è il  caso di un ospedale (o di un penitenziario o di una  scuola) nella cui gestione i ricavi commerciali sono  marginali rispetto al prezzo pagato dall'amministrazione  pubblica.

Esemplare è il caso del partenariato pubblico privato  proposto dalla società Inso, che nell'arco di 25,5 anni prevede ricavi operativi di 655,9 milioni di cui solo 40,1 da attività commerciali (affitti, parcheggio a  pagamento; distributori automatici di cibo e bevande)  pari appena al 6,1%. Tutto il resto è corrisposto (per un utile della società di progetto di 106 milioni) dal  soggetto pubblico: 20 milioni iniziali a fondo perduto e  595,8 milioni da canoni di disponibilità dell'opera e  canoni servizi di manutenzione, energia e calore  distribuiti su 21 anni e 9 mesi. Tutto ciò ora è escluso dalla legge.
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